30/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde

IX. Fuoco e Salsedine

La mattina seguente, andai in spiaggia di buon ora, per accertarmi che Ronny stesse bene. Era ancora nella tenda, ma riuscivo a intravedere la sua sagoma che si muoveva, il che indicava fosse già sveglio. Lo chiamai dandogli il buongiorno, e lui uscì, con in mano il barattolo di paraffina con cui lubrificava la sua tavola prima di portarla in acqua. Sembrava totalmente ripreso dall'incidente del giorno prima.
-Vedo che sei tornato in forma, cow boy delle onde!
-Ciao Sandy!- mi disse, col suo consueto e bellissimo sorriso, -Si, ora sto bene... una bella dormita è un toccasana in questi casi.
-Intendi già tornare in mare?
-Certo! Sto proprio benissimo, e non vedo l'ora di salire sulla mia Carmilla!
-Carmilla?- chiesi io ridendo -Hai dato un nome alla tavola?
-Si... Tutte le mie tavole hanno avuto un nome,- rispose mentre passava una mano di paraffina sul pezzo di legno argentato e liscio, -... E' pronta!- disse quasi sottovoce, dopo un attimo di pausa, -resti a guardami oggi?- aggiunse volgendo lo sguardo verso di me.
-Oggi non posso, sono passata a vedere se era tutto ok... ora vado... torno stasera... ciao.
Ronny mi salutò e si tuffò nell'Oceano, io restai qualche minuto a guardarlo, poi, me ne andai, a malincuore... adoravo vederlo in azione sulle onde, sembrava un Angelo dalle Ali d'Acqua che volava attraverso la Luce...
Mi chiedevo cosa avrebbe pensato di me, se gli avessi confessato le sensazioni che provavo ogni volta che il suo sorriso mi illuminava la giornata... o che, per me, era l'Angelo in piedi sul Margine, con cui immaginavo di parlare prima del suo arrivo... probabilmente ci avrebbe riso su...
Di sicuro non ci avrebbe marciato, lui non immaginava nemmeno, quanto fosse speciale. “Un giorno glielo dirò”, mi promisi, ma non sapevo se ci sarei mai veramente riuscita.
E se invece se ne fosse andato da qualche altra parte, in cerca di nuove onde? Quell'improvviso pensiero mi gelò il sangue. Fu in quel momento che mi resi conto quanto Ronny fosse importante.
Capii che il mare, per tutto il tempo della mia solitudine, voleva un po' di compagnia, come me del resto, e mi rubava i pensieri per fecondare quello che sarebbe nato all'arrivo del surfer... l'Amore!
Un Amore figlio dell'Oceano, nel quale avrei potuto affogare e restare in balìa delle sue correnti per il resto della vita. Si, perché anche se volevo negarlo a me stessa, mi ero innamorata di Ronny.
L’ Onda che si alzava dal Mare, veniva verso di me.
La vedevo spandersi sempre di più, mentre mi raggiungeva.
Avrei voluto girarmi e scappare via correndo,
per sfuggire alla sua furia.
Invece restai ferma a guardarla,
e aspettai immobile che arrivasse a me,
lasciandola libera di accogliermi nel suo abbraccio.
Era Grande. Era Amore. Eri Tu.
Ma come potevo dirglielo? E se poi l'avessi perso anche come amico? No, non potevo... Meglio accontentarmi della sua amicizia, piuttosto che rischiare un allontanamento da parte sua. Allontanamento che prima o poi sarebbe comunque avvenuto, quando lui se ne fosse andato via in cerca della sua Onda Perfetta, quindi era inutile turbarlo e anticiparne la fuga da White Sands con le mie confessioni adolescenziali.
Non feci altro che pensarci tutto il giorno, e la giornata volò senza che me ne accorgessi. Non sapevo se andare da lui quella sera, ma se non l'avessi fatto, probabilmente si sarebbe preoccupato, per cui, anche se un po' più tardi del solito, decisi di andarci.
Da lontano lo vidi seduto davanti alla tenda, col fuoco acceso, e qualcosa in mano che poteva essere un libro. Forse mi sentì arrivare, o forse si girò per caso, ma sorrise ancora una volta, mentre mi avvicinavo a lui, facendomi saltare il cuore in aria.
-Hey! Non ti aspettavo più...- disse.
-Si, ho fatto un po' tardi, scusa... spero di non disturbarti...- Lui mi rispose strizzandomi un occhio per farmi capire che era tutto ok, -Cosa leggi?- gli chiesi poi avvicinandomi.
-L'America- rispose lui alzando il libro dalla copertina rigida che stringeva tra le mani.
-Bello! L'ho letto già due volte!
-Per me questa è la terza... E' un libro incredibile... Nonostante il contenuto sia ovviamente lo stesso, ci trovo sempre qualche nuovo spunto... qualcosa di diverso...
-Sono d'accordo! E' come un film dove ogni volta che lo rivedi, noti sempre una nuova scena. È assolutamente bellissimo!
-Esatto, proprio così... oppure un'interpretazione diversa da parte dei protagonisti! Senti ma... che dici se lo rileggiamo insieme? Visto che ti piace... Tanto io avevo appena cominciato...
-Sarebbe fantastico! Ho proprio voglia di rileggerlo ancora!– risposi io, sedendomi accanto a lui, prima di stendermi sulla sabbia.
Ronny si distese a sua volta, e cominciò la lettura. Quel contesto era qualcosa di unico... fissavo le stelle ascoltando la sua voce chiara e dolce, che sussurrava un susseguirsi di parole che conoscevo, ma in un modo che non avevo mai sentito.
In sottofondo c'era il rumore del mare e quello della legna che scricchiolava mentre bruciava, sprigionando un profumo, che mischiato a quello della salsedine, rendeva l'aria estasi... Mi sentivo benissimo, in Paradiso, e avrei voluto che quella notte non finisse mai.
Chiusi gli occhi in cerca del vento, lasciandomi accarezzare dalla sua brezza delicata, e prima di rendermene conto, scivolai nel sonno ritrovando la vita.

L'Ondina si è tuffata... sta ritrovando la vita nelle correnti sottomarine... il senso profondo delle parole che l'Oceano nascondeva dietro un soffio di Vento...”

Ondina Nude 08a 28 03 2009

26/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde

VIII. Il sogno

Quell'incidente con l'onda mi ha lasciato spossato per tutto il pomeriggio, il Surf è finito, almeno per oggi. Sono rimasto con Sandy, passeggiando lungo la spiaggia, e chiacchierando come facciamo sempre, da molti giorni, ormai. Mi ha raccontato alcune delle leggende marine di questo posto -le leggende marine sono diverse, a seconda della spiaggia dove nascono, e del mare che le alimenta: fredde e burrascose quelle dell'Atlantico meridionale, placide e musicali quelle degli atolli nel Pacifico, pittoresche e divertenti quelle delle coste dell'Europa.

Le leggende della spiaggia bianca parlano di gabbiani e delfini, principalmente, storie che danno un senso di comunione con gli elementi che, in quest'angolo di mondo, paiono concorrere per formare una sorta di universo parallelo, praticamente senza ombre, dove troverò, prima o poi, l'Onda Perfetta. Un universo del quale, naturalmente, Sandy fa parte, ne è, anzi, una delle principali protagoniste.

Sono andato a dormire presto, i postumi della caduta in mare, e il principio di annegamento, cominciavano ad esigere la propria parcella, verso il tramonto. Entrato nella tenda, in capo a pochi minuti, già ero immerso in un sonno profondo. Ho fatto un sogno, del quale ricordo solo alcuni particolari, ma così vividi da rimanere impressi nel tessuto del mio essere.

Stavo cavalcando un'onda molto alta e veloce, e filavo sicuro lungo la superficie, seguendone la piega, in equilibrio stabile sulla tavola. Un gabbiano mi volava sopra, lanciando richiami ai compagni, che se ne rimanevano a fissarmi dalla scogliera a ovest, quella oltre la quale era comparsa Sandy, la prima notte.

-Hai mai volato dentro l'Oceano?- ha detto improvvisamente il gabbiano, con una voce divertita che sembrava quella di un cartone animato. La logica del sogno ha fatto si che non mi chiedessi come facesse un gabbiano a parlare con la voce di Paperino, e ho risposto:

-No, solo in superficie.

-Vieni!- mi ha invitato lui, tuffandosi dentro l'onda.

L'ho seguito, con la mia tavola, iniziando a sfrecciare fra le correnti sottomarine, seguendone una molto forte, e calda. Il gabbiano si era trasformato in un delfino, che mi sorrideva, mentre nuotava a tutta velocità davanti a me, andando sempre più verso il fondo dell'Oceano. Potevo sentire i richiami che lanciava, o forse era una canzone, della quale capivo alcune parole.

Arrivati sul fondale, che era bianco, come la spiaggia, il delfino ha iniziato a ballettare, intorno a una formazione di corallo, color rosso acceso. Pareva volesse indicarmi qualcosa, in mezzo alle minuscole ramificazioni che si ergevano dal fondale per un metro, un metro e mezzo. Mi sono fatto più vicino, e l'ho vista.

Era una conchiglia, a forma di stella, come quella che avevo trovato, e poi perso. Ma non era la stessa. Più piccola, anche se la forma e i colori ricordavano l'altra, e pure i riflessi che il Sole, da sopra la superficie del mare, ne traeva, scendendo in parallasse fino a quelle profondità. Riflessi di onde che si muovevano, striature verdi e madreperlacee che si incrociavano, si abbracciavo, si compenetravano.

Ho preso la conchiglia, tenendola fra le mani per un po', e sentendo una vibrazione passare dalla sua materia cornea all'interno del mio sistema circolatorio. Ho fatto per portarla all'orecchio e... mi sono svegliato.

E' mattina. La luce del Sole penetra attraverso la tenda, calda e rinvigorente. Mi stiracchio, sentendo che i muscoli, i tendini e le articolazioni rispondono perfettamente, dopo la notte di riposo. Posso tornare a cavalcare le onde, oggi. Poggio le mani sul fondo della tenda, e sfioro qualcosa con le dita della destra. E' la conchiglia. Non la mia, quella trovata e poi smarrita, il che non mi sorprenderebbe -può essere finita qui mentre rimettevo a posto il mio equipaggiamento, dando così una risposta alla sua misteriosa scomparsa.

E' la conchiglia del sogno.

Deve esserci una spiegazione razionale del perché la conchiglia che ho sognato si trovi qui, reale, accanto a me nella tenda, stamattina al mio risveglio. L'incidente con l'onda mi ha lasciato in uno stato semiconfusionale per gran parte della giornata di ieri, e posso aver raccolto senza pensarci quella conchiglia dalla spiaggia, averla portata nelle tenda, ed essermene poi completamente dimenticato. La conchiglia è poi 'rientrata' nel mio sogno per un meccanismo inconscio. Questa è una spiegazione plausibile.

Le mie riflessioni -ancora confuse dopo la disavventura di ieri- vengono improvvisamente interrotte dalla sagoma di Sandy che si staglia in controluce sulla tenda. Subito dopo la sua voce cristallina mi porge il buongiorno.

cap 8 samy

22/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde

VII. Gocce d'Avorio

Non penso più alla conchiglia, che probabilmente ho perso lungo la strada, oppure è davvero tornata in mare, dopo aver svolto il suo compito di farmi sentire la Voce d'argento. Se “ci sono più cose fra cielo e Terra...”, per dirla col Bardo, molte di più ce ne sono fra la Terra e le profondità dell'Oceano.
Sandy capita qualche volta alla spiaggia bianca, il più di sera, verso il tramonto, e passiamo piacevoli momenti a chiacchierare, seduti sulla sabbia, o sugli scogli. Io preparo un caffè forte e scuro, che ci dura per tutto il tempo in cui procedono le nostre conversazioni, raffreddandosi lentamente, cosa alquanto piacevole, in questa stagione.
Le racconto della mia passione per il Surf, di come iniziai, cogli amici di Platform Beach, di come lo avevo abbandonato per lunghi anni, e di come poi l'urgenza di riprendere la tavola si è fatta sentire, improvvisa e potente come un lampo che squarcia il cielo estivo, senza che vi sia una nuvola in cielo, illuminando tutto l'orizzonte. Qualche volta prendo la chitarra dalla tenda, e le canto qualche canzone. Alcune che ho scritto tanto tempo fa, altre ispirate da White Sands...
Lei mi rivela che abita qui dalla nascita, in una casa poco lontano, dietro la scogliera, al centro di un piccolo boschetto riparato dai venti gelati che, d'inverno battono la costa, ma dalla quale si può vedere tutto il panorama. Vive sola, ma non si sente sola, perché la solitudine è uno stato dell'anima, e la sua è piena di cose da fare, desideri da realizzare, pensieri da rendere azione, e azioni che nutrono i suoi pensieri.
Qualche volta Sandy capita anche durante il giorno, e si mette seduta con le gambe piegate e le ginocchia al petto, quella posizione in cui l'ho trovata quando tornai alla spiaggia bianca, mentre fissava il mare. Di solito la saluto, scambio qualche parola con lei, poi continuo a fare Surf, in quel posto dove le onde non mancano mai, che ci sia vento, oppure l'aria rimanga immobile come un telo invisibile, tirato a forza sopra la costa, da qualche tritone dispettoso.

Nei giorni successivi, come promesso tornai a White Sands quasi tutti i giorni, ma a parte qualche volta in cui mi sentivo particolarmente euforica, mi facevo vedere da Ronny soltanto in serata, quando aveva finito di fare Surf.
Dopo il tramonto andavo spesso dal mio amico surfer, -anzi, sempre!- sembrava contento di vedermi almeno quanto lo ero io nel vedere lui, preparava un ottimo caffè, e parlavamo piacevolmente per diverse ore, fino a notte fonda.
Una volta lui mi raccontò da dove veniva la sua passione per il mare e per il Surf. Ne parlava con un tale trasporto, che non potevo fare a meno di pendere dalle sue labbra... il mare c'è l'aveva dentro, proprio come me. Mi emozionava cantando e suonando delle canzoni scritte da lui -perché tra i suoi talenti c'era anche quello per la musica!-, una in particolare mi colpì tanto da memorizzarne subito le parole:

Raccolgo questa conchiglia,
bagnata dalla stessa acqua che accoglie Te,
laggiù, nella terra sacra al Sole.
Ha la forma di una stella, e contiene il canto
fatto di flutti di Pisinoe sirena,
e il rumore delle onde che lambiscono i Tuoi
passi, Ti chiamano per nome
(“I have watched You on the shore,
standing by the Ocean’s roar...
Surfer Girl, Surfer Girl”)
laggiù, nella terra dell’oro e dei Re.
Settimana astrale:
Marte suona una canzone che profuma
di salsedine.
Venere solleva le ciglia e illumina la sera.
Questa conchiglia ha la forma dell’Onda,
che bagna
le Tue impronte
e la mia tavola.
La porterò sul petto
(”In my woody I would take You
everywhere I go...
Surfer Girl, Surfer Girl” )
e ascolterò il suo canto
fatto di flutti,
fino al Tuo ritorno.

Di giorno invece, non volevo distrarlo mentre era in piedi su onde di tre metri, e me ne stavo nascosta ad ammirarlo dietro la scogliera... era uno spettacolo pazzesco!
Pur essendo di statura alta, Ronny era minuscolo in confronto a quei muri d'acqua! Eppure, riusciva a dominarli come delfini ammaestrati... Sembrava che l'Oceano fosse completamente a suo servizio. Era davvero emozionante vederlo avvolto nelle onde, quando eseguiva dei tube riding perfetti...
Lo guardavo col cuore in gola ad ogni onda che arrivava, cercando di non pensare a quello che sarebbe potuto accadere se avesse sbagliato qualcosa... Lui era esperto, e bravissimo, e alla fine di ogni cavalcata, mi veniva il batticuore per l'emozione.
Un giorno, però, arrivando in Spiaggia, lo vidi disteso sulla battigia, con la tavola che vagava a riva cullata dalle onde. Sembrava svenuto.
Corsi subito da lui, e col cuore in tumulto constatai che non mi ero sbagliata, qualcosa era andato storto... cominciai a preoccuparmi quando non rispondeva ai miei scossoni, pensavo presa dal panico a cosa fare, quando lui aprì gli occhi.
-Ronny! Finalmente! Come ti senti?
-Tu mi hai... mi hai salvato... mi hai tirato su dal fondo dell'oceano...
Io sollevata nel vederlo riprendersi, risi divertita. Doveva aver preso una bella botta se delirava in quel modo!
-Io? Ma no Ronny! Ti ha portato qui la marea, non io...
-Eppure... tentavo un duck dive, ma ho calcolato male la velocità dell'onda... la cresta si è franta sopra di me e mi ha portato sotto, ho creduto di morire! I pensieri iniziavano a farsi indistinti, ero in ipo-ossigenazione, ma mi è parso di scorgere qualcosa che sfrecciava velocemente verso di me, in mezzo all'acqua... una persona... che mi ha afferrato per un braccio, e mi ha portato in superficie. Ero in ipo-ossigenazione, te l'ho detto! Ma mentre perdevo i sensi, mi pareva che fossi proprio tu, Sandy!
Io risi a quell'assurda possibilità, -Non ero io,- ripetei, -perché dovrei mentirti? Forse sarà stata la Sirena della leggenda!- lo presi in giro sdrammatizzando.
Lui mi guardava ancora stordito, cercava di mettere a fuoco quello che era successo, ma mi tranquillizzò dicendo che a parte un gran mal di testa, stava bene. E in effetti mi sembrava vero, anche se ancora non era completamente in forma.
Rimaneva disteso, e si massaggiava la testa osservando il mare, mentre io guardavo lui. Era la prima volta che lo vedevo così da vicino, ancora bagnato d'Oceano.
Le gocce d'acqua che coprivano il suo corpo, sotto il sole della Mattina, sembravano perle d'avorio scintillanti, che impreziosivano le membra di un Angelo, riempiendolo di Luce splendente.
Restai a guardarlo fino a quando volle alzarsi; lo aiutai facendolo poggiare sulle mie spalle e mi alzai anch'io.
Rimasi con lui per controllare che tutto fosse a posto. Passeggiamo lungo la riva chiacchierando fino al tramonto, poi lo accompagnai nella tenda. Dopo quella giornata così pesante, aveva bisogno di una bella dormita.
Lo salutai con un bacio sulla guancia e tornai a casa mia, passando la notte in bianco perché non riuscivo a smettere di pensare a lui, e al rischio che aveva corso.

cap 7 samy

18/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde

 
VI. La Leggenda

Succedono spesso cose strane su questa Spiaggia, sai?- dissi fermamente convinta di quello che dicevo, mentre Ronny controllava ancora una volta l'interno della macchina, in cerca della conchiglia sparita.
-Vuoi dire che ci sono i fantasmi?- chiese lui ironicamente, rispuntando fuori dall'abitacolo, rassegnato alla perdita della valva, -Che intendi per “cose strane”? Devo spaventarmi?- concluse, guardandomi curioso e divertito.
-No! Ma che fantasmi!- risposi io ridendo, -Una leggenda dice che è abitata da un Angelo e una Sirena innamorati... e… in quanto alle stranezze... già il fatto che sia l'unica Spiaggia di sabbia bianca col mare verde in tutta la California, e che nonostante questa particolarità rimanga praticamente sconosciuta, è una cosa strana, no? E poi... è l'unica Spiaggia al mondo in cui la sabbia bianca sia calda... penso che te ne sarai accorto, o mi sbaglio?
-Penso sia sconosciuta perché è fuori mano... ma dai! Non dirmi che credi alla storia dell'Angelo e la Sirena innamorati!- disse ridacchiando, glissando sulla nota del calore della sabbia.
-E la conchiglia sparita? Come la spieghi quella?- continuai io cercando di convincerlo della magia che aleggiava in quel posto.
Gli raccontai la leggenda dell'Angelo e la Sirena dettagliatamente, lui mi ascoltava, un po' divertito, ma sicuramente con interesse. Aveva un'aria strana, poteva sembrare quella di chi pensa che le leggende siano favole per bambini, oppure quella di chi cerca dentro di sé il bambino che a tali leggende vuole credere, -Guarda che non l'ho inventata io...- affermai, quando conclusi il racconto, notando il suo sguardo scettico.
-Lo so che non l'hai inventata tu... L'ha inventata la Disney!- rispose Ronny, continuando a ridere, una risata leggermente forzata, che voleva far prevalere la ragione sull'istinto, -scusa se ci scherzo, non prendertela... di leggende di mare ne ho sentite tante, ma questa è la più assurda... La sparizione della conchiglia non c'entra niente con l'Angelo e la Sirena! Probabilmente è scivolata dal cruscotto all'ultima curva prima di arrivare qui... avevo il finestrino aperto e...
-Forse.... ma non credo,- lo interruppi io, -anche a me sono sparite alcune conchiglie... già so che mi prenderai per pazza... ma spariscono quando senti la Voce...
-La Voce?- chiese lui guardandomi in modo strano, smettendo di ridere improvvisamente.
-Si, la Voce di cui ti parlavo prima, quella del Mare. Ci sono conchiglie che fanno da ambasciatrici... come spiegarti...? Riferiscono quello che il Mare ha da dire alla persona che ascolta... capisci cosa intendo?- chiesi, vedendo che seguiva con interesse, anche se pensava ad altro, -Quella conchiglia ti ha parlato sul serio, vero?- azzardai senza mezzi termini.
Lui non rispose, forse non aveva sentito la mia domanda, forse era altro... era tutto assorto nei suoi pensieri, mentre tirava giù l'inseparabile tavola, o forse non aveva voglia di rispondere. Io non insistetti, e pensai fosse il momento di accomiatarmi da lui, -Si è fatto tardi... devo andare... ci si rivede, allora!
-Va bene. Ciao Sandy... Spero che non sia un arrivederci come quello dell'ultima volta, però!- disse riprendendo a ridere.
-No, no... questa volta penso ci rivedremo presto, promesso! Ciao Ronny!
Si, stavolta ci sarei tornata sulla Spiaggia, Ronny era simpatico, e gentile, e magari stavolta si sarebbe trattenuto un po' più di due giorni... Quindi, perché evitare di scambiare qualche chiacchiera con lui? Rompere un po' la solitudine, in fin dei conti, non poteva farmi altro che bene.

“I Misteri delle Onde, legati a quelli del Cuore rendono più comprensibile il Moto della Vita che avanza nel suo percorso circolare...”.

Capitolo VII

14/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde

 V. Il ritorno

Arrivo alla spiaggia bianca nel primo pomeriggio di un caldo mercoledì, con il Sole che picchia impietosamente sul tetto di Cindy, e si riflette sopra l'asfalto scuro della strada, traendone effetti liquidi, simili a miraggi, come se la strada stessa si stesse sciogliendo, per somigliare al mare. L'estate è nel pieno, a queste latitudini, coi suoi colori accecanti, le sue nette, definite forme.
Giunto nel punto in cui già la prima volta mi ero fermato, spengo il motore, che sembra ringraziarmi, con la ventola del radiatore sibilante, e scendo dall'auto. Fuori fa ancora più caldo, ma è un caldo secco, che non si attacca alla pelle. Socchiudo gli occhi e misuro con lo sguardo tutta la spiaggia: la scogliera che la delimita a semicerchio è ancora là.
Anche il mare color smeraldo: le onde placide si rifrangono sulla battigia, dove inizia la striscia di sabbia bianca. Sembra polvere di una cometa precipitata milioni di anni fa, e polverizzatasi al contatto con l'atmosfera, cadendo poi come pioggia d'argento in quel punto, formando una spiaggia dai contorni di sogno.
Ci sono anche i miei amici gabbiani, che volano pigramente dagli scogli al mare, lanciandosi i loro magici richiami. Anche la parte di scogliera a ovest, quella da dove comparve Sandy la prima sera, non è sparita, penso, sorridendo. E a quanto pare, non è sparita nemmeno lei.
Seduta sugli scogli, con lo sguardo rivolto verso i flutti che si succedono a riva, spinti dalle correnti, dalla forza di gravità del pianeta, e da altre forze senza nome, i lunghi capelli castani mossi dal soffio di quel vento leggero che viene dal mare, le ginocchia strette contro il petto e la testa poggiata su di esse, vagamente piegata a sinistra. E' proprio Sandy.
Immobile sugli scogli, una strana, fantastica visione, preludio a qualche evento in cui gli elementi, e quelle forze senza nome che muovono le correnti sottomarine, uniscono passato, presente e futuro.
Inizio a camminare sulla sabbia bollente -e posso sentire il calore bianco anche attraverso la tela delle scarpe basse-, verso la cercatrice di conchiglie, la cui Voce d'argento mi ha richiamato lì. Quando sono a una quindicina di metri da lei, Sandy volge la testa verso di me, continuando a tenerla appoggiata sulle ginocchia, e piegata a sinistra. Mi riconosce, perché sorride, salutandomi:
-Chi si rivede da queste parti! Ronny, vero?
Sorrido a mia volta, -Si, esatto... Sandy, vero?- la imito, anche se ricordo benissimo il suo nome. E provo uno strano piacere nel constatare che anche lei ricordi il mio.
-Come mai sei tornato?- chiede, con quella voce cristallina che mi era parso di sentire, nel cuore della conchiglia, poche sere fa, o forse mille anni fa, -Pensavo che i surfer cercassero sempre nuove onde...
-No... ti sbagli. Noi cerchiamo l'Onda Perfetta...- rispondo, -e Qualcosa mi dice che la troverò qui.
Giro la testa verso la spiaggia, quindi in direzione dell'oceano, -E poi è un bel posto, questo. Non è proprietà privata, no?- concludo ridendo.
Anche Sandy ride, una breve risata, che le illumina lo sguardo. Ha gli occhi dello stesso colore del mare, un verde smeraldo, che però pare assumere tonalità acquamarina, quando la luce del Sole le illumina il viso in maniera più diretta. Intorno alle iridi c'è come una sorta di aureola, del colore dell'oro. E la pelle chiara, quasi bianca come la sabbia di quella spiaggia. Particolari che non avevo notato, durante il nostro primo incontro notturno.
-Hai poi trovato la tua conchiglia?- le chiedo.
Si stringe le gambe con le braccia, ondeggiando il busto, -No, ma si sa che le conchiglie, prima o poi, prendono vita e tornano nel mare,- dice, -in cerca dello spirito di un tritone, o una sirena, che torni ad abitarle...
Sorrido. Leggende di mare, probabilmente. Alcune di queste favole ne conosco anch'io, narrate dai pescatori che ho incontrato durante il mio endless tour in cerca dell'Onda Perfetta. Questa però non l'avevo mai sentita. Amo questi racconti, che sono come le parabole narrate dalle correnti sottomarine agli abitanti dell'Oceano. Per caso, oppure perché da Qualche Parte è stato deciso così, le Leggende di Mare a volte vengono in superficie, lasciando che anche creature terrestri, come me, come Carmilla, come Sandy (no, forse lei no, forse lei è un'Ondina, nonostante non abbia la pinna caudale!) possano ascoltarle, sbirciando per un attimo che sembra infinito, i misteri custoditi negli abissi.
-Interessante,- commento, con una punta di ironia.
-E' così,- continua lei, -il mare parla dentro le conchiglie, e queste vengono portate a riva, finché qualcuno le raccoglie, e ascolta la Voce delle onde. Poi tornano fra i flutti, perché hanno esaurito il loro compito...
-La Voce delle onde...? Io ne trovai una, sulla spiaggia, la mattina dopo... quella sera...
Sandy torna a guardare il mare, sorridendo,- Si? Una conchiglia?- mi chiede.
-L'ho ancora con me, l'ho conservata. E' in macchina,- la ragazza si volta di nuovo nella mia direzione, fissandomi con uno sguardo pieno di curioso interesse.
-Hai sentito la Voce delle onde, parlarti, da dentro quella conchiglia?- chiede ancora, ridendo.
-Credo di si,- ridacchio anch'io, ripensando alla sera in cui ho udito la Voce, la stessa che ora mi parla da due metri di distanza. E riconosco come quella di Sandy, senza ombra di dubbio, -vuoi vederla?- chiedo.
-Andiamo!- risponde lei, saltando giù dalla roccia, con la gonna lunga che le svolazza intorno alle gambe. Il contatto dei piedi nudi con la sabbia rovente non pare darle il minimo fastidio.
Ci dirigiamo verso l'auto, lei cammina due passi dietro di me, fissando la sabbia bianca, coi capelli che paiono un velo fluido mosso dal vento. Apro la portiera di Cindy e mi introduco all'interno. Vi rimango per almeno dieci secondi, immobilizzato dalla sorpresa.
-Che succede?- chiede lei, divertita, -il colpo della strega?
-Eppure era lì...- balbetto, -fino a dieci minuti fa, c'era...- mi volto verso di lei, -è sparita! La conchiglia non c'è più!
Sandy ride, ma senza malizia, un riso schietto e spontaneo, -Te l'ho detto. Le conchiglie tornano sempre al mare, dopo che le onde dentro di loro hanno parlato…


Capitolo VI Samy monogram

11/09/09

Nine Eleven

Twin Towers1

11/9/2001 – 11/9/2009

10/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde

Capitolo V IV. La Voce

Sandy non è venuta, ieri sera, e nemmeno oggi. Probabilmente ha rinunciato a cercare la sua conchiglia, o altri impegni l'hanno trattenuta lontana dalla spiaggia bianca. Un sottile senso di delusione si fa strada dentro di me, ci avevo in qualche modo sperato, di poterla rivedere. “Ma che stupido!”, mi rimprovero, “stai ragionando come uno stanziale!” e sorridendo, accantono quel pensiero, riponendolo nell'angolo della mente destinato ai brevi, piacevoli ricordi. La mattina del quarto giorno disfo la tenda, rimetto a posto le mie cose, assicuro la tavola sul tettuccio di Cindy, e lascio questo posto, ripromettendomi di tornarvi, una volta o l'altra.
Riprendo il mio endless tour around the world, in cerca dell'Onda Perfetta, il mito di ogni surfer che si rispetti, stanziale o nomade che sia. Torno su alcune delle spiagge segnate nella mia agenda, ne trovo altre nuove, ma non trovo l'Onda. Il che, dopotutto, fa parte del gioco.
Mi sono chiesto spesso cosa farei, una volta cavalcata quell'Onda. Ne cercherei un'altra? No, l'Onda Perfetta è una, e una sola -anche se non è la stessa per ogni surfer, naturalmente. Cercherei un altro scopo per dare un senso alla mia vita?
Concludo sempre, dicendomi che ci penserò quando arriverà quel momento -sempre che arrivi-, il che, fra tutte le filosofie che ho avuto modo di conoscere, o accennare a conoscere, mi è sempre parsa la più ragionevole.
Ogni tanto ripenso alla spiaggia bianca, e ricordo il breve incontro con la ragazza dalla voce cristallina. Prendo la conchiglia, che ho portato con me, avvicinandola all'orecchio.
Il rumore placido e rilassante che contiene (un mare estivo sotto il sole del tardo pomeriggio, questa almeno la sensazione che mi dà), riesce sempre a donarmi un senso di pace, dopo una giornata passata a cavalcare le onde, dopo la salsedine che si incrosta sulla pelle, e fra i capelli, e il rumore assordante del mare quando ci stai sopra, in equilibrio su un'asse da Surf, e tutto il tuo essere è concentrato nell'impresa di non essere travolto da quella forza elementale.
E' una sera particolarmente tersa, quella di oggi, col cielo di un azzurro opalescente e il mare che pare una superficie di smeraldo accarezzata dal vento. Un'atmosfera strana, magica. Non mi stupisce se, improvvisamente, inizio a udire la Voce. Avevo appoggiato la conchiglia all'orecchio, e a occhi chiusi attendevo di essere trasportato nella spiaggia dei sogni. Senza preavviso, da remote distanze, all'interno di quel piccolo scrigno di madreperla, la Voce d'argento della ragazza comincia a parlare. Non capisco cosa stia dicendo, sento solo quel susseguirsi di suoni quasi sovrannaturali, legati da un sottile filo di logica, provenienti dal mare. Perché di mare, parla, ne sono certo, anche se non comprendo le parole, e di onde. Parla dell'Onda Perfetta. Che troverò sulla spiaggia dalla sabbia bianca, dove quella conchiglia una volta riposava, in attesa di essere trovata. Da me.
Domani accenderò il motore di Cindy e, senza bisogno di consultare la mappa, nonostante siano passati diversi mesi, mi dirigerò con sicurezza a sud, verso la spiaggia bianca, seguendo la Voce d'argento di Sandy, la cercatrice di conchiglie.

Quello che ho è mio, l’ho guadagnato camminando sotto pioggia gelida, fissando in volto il Sole. Lo dono ai giorni che attraverso, insieme al mio sorriso trasparente, a questi occhi veri, sinceri.
A chi, passando, mi lascia un seme fertile, porgo le verdeggianti fioriture del mio giardino ospitale. A chi reca con sé l’ambiguo verso di esotiche voliere, volgo le spalle, o rispondo col cristallo tagliente del mio giusto rimprovero.
Ho un’anima sublime, che ha visto fuoco e neve, che è stata portata in trionfo, molto più spesso tradita, a volte entrambe le cose. Ogni stagione ha avuto perle, e umida terra da attraversare, e io l’ho attraversata, per giungere sempre al Mare.
Quel Mare dove getto le reti della mia speranza, da dove un giorno vedrò giungere fino a me il Vento, e un suono d’Ali. Mi soffierà via dal petto, i silenzi che urlano per uscire, le parole che vorrei dire, e che per troppo Amore, non per paura, lì rimangono, ma non prigioniere. Porterà nuove Armonie, e io, Che So Ascoltare, prometto, le ascolterò.
Ho le mie risposte alle mie domande, e le mie domande le condivido con chi, senza bussare o chiedere, sussurra il suo nome al mio, senza dover sorprendere, né pretendere.
Conosco le mie ricchezze, quanto splenda il Diamante che custodisco con cura, in uno scrigno nascosto sotto veli di raso scuro e pesante; e quanto semplice e infinita sia la sua purezza, la sua potenza, che è mia, ma che saprò dividere, con chi ha giurato alle Onde, altrettanta pura Unicità.”

Così parlò con Voce d’Argento, la Sirena al Mare.

I giorni passavano lenti e svogliati, abbandonati ai mesi come un pigro cane viziato che sbadiglia rannicchiato nella sua confortevole cuccia.
Io ero sempre più immersa nei miei lunghi silenzi, rotti solo dal volo dei Gabbiani e dalla schiuma delle Onde che si infrangevano sulla scogliera, dove passavo ore deserte a pensare a miti e leggende, e spesso, con mio stesso stupore, mi tornava in mente quel Surfer conosciuto qualche mese prima, di cui sapevo solo il nome, ma ne ricordavo perfettamente sguardo e sorriso, se pur li avevo incrociati solo per pochi minuti e di sera, per giunta.

Un quarto di Luna sorride ai miei Sogni,
le Onde placide della Notte cullano i Desideri.
Distesa nel mezzo della Barca, immagino già il gusto del Sole di Domani.
I suoi Raggi mi baceranno fronte e membra, benedicendo la Giornata.
Dormo serena tra una Coperta di Stelle.
Stanotte il Cielo mi Amerà.

Apro gli Occhi con disincantato stupore,
oggi il Sole si nasconde chissà in quale Posto.
Guardo intorno smarrita nel nulla,
dove mi hanno portato le correnti mentre dormivo abbracciata ai miei Sogni?
A due passi dalla Luna?
Ora che è giorno dov’è finita?

Sopra di me solo un Cielo Sbruffone,
non vedo altro che Enormi Onde andare in collisione con l’Orizzonte,
perdendosi nella vastità dell’Oceano.
Non vedo più la Spiaggia, nemmeno Un Gabbiano mi fa compagnia.
Mi chiedo Dove sono, so di non essere da nessuna Parte.
Spiego le Vele e mi lascio andare al Soffio del Vento,
da Qualche parte condurrà.
Riuscirò a trovare la Rotta che mi riporti verso Casa?

Era ormai quasi finita anche la primavera, quando sentii il rombo di un'automobile fermarsi sulla spiaggia, mi voltai, e riconobbi l'auto di Ronny, era tornato!

A volte basta il giro antiorario di un attimo perché il Non-Essere si sostituisca all'Esistere... ma allo stesso modo basta una Voce distante a riportare il nostro Destino sulla strada che abbiamo scelto di percorrere...”


06/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde

Capitolo IV

III. La conchiglia

Stamattina mi sono alzato di buonora, respirando quell'aria fresca che viene dal mare, stiracchiandomi, ancora a mezza via fra sogni e realtà, ascoltando i gabbiani che lanciano i loro richiami dalle scogliere.
Chissà che cosa si dicono? Me lo sono chiesto spesso, durante le mie peregrinazioni intorno a questo grande, seppur infinitesimale sasso scagliato in mezzo all'universo da chissà quali forze, per chissà quali scopi -sempre ammesso ce ne siano, o fossero stati, di scopi. I richiami dei gabbiani, probabilmente hanno a che fare con quegli scopi misteriosi.

E si voltò, seguendo la timida
striscia sottile di Luce, nell’angolo
non profanato da Ombre
del suo occhio benedetto
-ricettacolo di una Grazia,
che forse aveva meritato,
in altri mondi, e ora
custodiva nelle iridi, nei segni
di un passato appena all’inizio,
che già sentiva suo.

E le sorrise, e lei sorrise a lui,
senza parole a disturbare il Senso
di quella pura, piena, perfezione
timida,
senza che suoni, o movimenti
fuori scena, venissero, cercassero,
trovassero.
E la galassia vide la sua stella.
E la galassia illuminò la stella.

In quel momento,
in un altro Universo,

lontano anni luce,
due occhi sussurrarono un sorriso,
una lontana nota di puro amore,
si sollevò dal mare,
volò sopra le onde su una tavola,
e venne fino a Me.”

Decido di fare una breve passeggiata, fino alla scogliera dove, ieri sera, ho visto brillare la luce della torcia, seguita dall'apparizione della ragazza, così per sgranchirmi un po' le gambe prima di prendere la mia tavola e dare il buongiorno alle onde.
E' stato uno strano incontro, a suo modo, quello con Sandy, ma mi ha recato una sorta di serenità, nell'anima. Probabilmente è il sapere di non essere completamente solo, gabbiani a parte, in quest'angolo sperduto di mondo.
Anche se a volte la cerco, la solitudine -e d'altronde non avrei scelto questa vita, fossi uno che ama la confusione-, sapere comunque che un altro essere umano sia lì, a poca distanza, mi dà un senso di sicurezza. Si fa presto a dire “ognun per sé, Dio per tutti”. Alla prova dei fatti chiunque ha bisogno di scambiare una parola, o qualcosa di più importante, con un suo simile.
Mentre mi dirigo verso la bassa scogliera, godendo della soffice sabbia bianca della battigia, la cui consistenza permette di camminarci senza fatica, la mia attenzione viene attirata da qualcosa, là davanti, che brilla sotto il sole del primo mattino, a pochi metri dal punto in cui le onde si frangono sulla spiaggia. Mi avvicino e, giunto all'altezza della cosa, mi chino per guardarla meglio. Semisepolta nella sabbia umida, c'è una conchiglia.
E' grande poco meno del mio pugno chiuso, e mi ricorda una stella, non una di quelle a cinque punte, dell'iconografia classica. Una stella piena di raggi, che partono da un nucleo centrale leggermente allungato, quasi a forma di fuso, e cavo. I raggi sono piccole protuberanze cornee, disposte tutte intorno al corpo centrale, che all'interno appare color rosso, striato da linee madreperlacee. Ha qualcosa di sensuale, questa conchiglia...
Penso subito a Sandy, e quella che la ragazza stava cercando, ieri sera. Impossibile sia la stessa, ovviamente. Però convengo come, questo tratto di mare, sia pieno di tesori naturali nascosti. Naturali e non, a dire la verità, penso, ricordando il sorriso della ragazza che se ne va in giro, la sera, con una torcia a pile, cercando conchiglie sulla battigia.
Se stasera Sandy ricomparirà, come ha detto, le mostrerò la mia. Anche se non è quella che cercava lei, magari le piacerà lo stesso. Torno indietro, verso l'auto, dove mi attende Carmilla, la mia tavola color argento, per una giornata di cavalcate sulle onde, che già di prima mattina si preannunciano buone, sollevandosi per un paio di metri, mentre giungono sotto costa.
E il vento pare aumentare. Ci sarà di che divertirsi, in attesa che arrivi la sera.


Tornai a casa riflettendo, quel surfer mi aveva fatto un effetto strano. Dovevo capire… capire se le sensazioni che avevo provato incrociando lo sguardo ed il sorriso di Ronny, erano dovute al semplice fatto che mi ero autoimposta la solitudine per troppo tempo, o se in lui c’era qualcosa di magnetico, che per qualche ragione celata nelle mie fantasie, mi attirava come calamita al ferro. Quasi fosse lui l'Angelo che mi parlava attraverso i gabbiani!
Fosse stata la prima ipotesi quella giusta? Se fosse stato così, voleva dire che bastava davvero poco -in questo caso la prima persona che mi capitava davanti- per far crollare le barriere intorno al cuore che con tanta fatica avevo cercato di costruire. Quel Margine che mi impediva di essere travolta dalle onde...
E se invece fosse stata la seconda ipotesi a valere? No, non era possibile. Le leggende sono fatte per essere raccontate, non per essere vissute.
Ma sapevo che in entrambe i casi, se avessi frequentato Ronny per tutto il tempo che sarebbe rimasto, poi avrei sofferto per la sua ripartenza.
Quindi decisi che sarei tornata in Spiaggia, durante i giorni della sua permanenza, ma non mi sarei fatta vedere da lui. Non potevo rischiare di affezionarmi a qualcuno che sicuramente sarebbe andato via prima dell’arrivo di un’Onda.
Il giorno dopo quindi andai a White Sands e, nascosta sotto la roccia più bassa della scogliera, restai a guardare affascinata il modo in cui surfava... sembrava in totale simbiosi con le Onde, che domava con una tale facilità, da farmi pensare potessero farlo tutti.
Tornai anche il giorno seguente a vederlo in azione con la tavola: le sue evoluzioni sull'acqua mi prendevano sempre di più. La tentazione di salutarlo, quanto meno, era veramente forte, ma cercavo di far valere la ragione sul cuore, la forza di volontà sulle emozioni.
Il quarto giorno, dopo qualche ora di Surf mattutino, Ronny smontò la tenda e caricò in macchina le sue cose.
Lo salutai col pensiero e un po' di rammarico, quando accese il motore e andò via alzando un fitta nube di sabbia, che osservai mentre lentamente ricadeva sulla superficie di appartenenza come polvere di Luna scrollata da vecchi Libri di Dio.

 

 

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