15/07/10

Magic Waters IX

mw9

La Roccia Magica

Come immagini tridimensionali uscite da uno sfondo smeraldo, forme multicolori in movimento e altre, rosso fuoco, azzurro cobalto, giallo ambrato - pesci e coralli, abitanti delle profondità marine - le sfilavano accanto, sbucando dalle rocce massicce che delimitavano un sentiero d'acqua. Muoveva veloce la pinna caudale, ammirando l'unicità di quei fondali, nonostante fossero la sua casa.

Avvolta dalla pressione delle correnti fresche dell'oceano, sentiva ondeggiare il medaglione sul seno nudo, non prestando attenzione alla sensazione familiare del contatto metallico sulla pelle, concentrata a raggiungere il luogo dell'incontro.

Lentamente dallo schermo smeraldino fatto d'acqua, immagini sfuocate diventavano sempre più limpide e definite: strade, edifici, torri. La città. La consueta animazione di sirene e tritoni popolava gli spazi, rendendo quella visione piena di vita. Si mosse velocemente, agitando con vigore la pinna, diretta verso la formazione rocciosa che delimitava i confini della città, dalla quale si ergevano imponenti colonne che sparivano nel loro slancio verso la superficie dell'oceano.

Lasciata alle spalle l'animazione cittadina, si ritrovò di nuovo immersa nel silenzio placido e avvolgente delle correnti. Arrivò a ridosso delle rocce e si fermò, mantenendo la posizione con abili movimenti della pinna. Sfilò il medaglione dal collo e lo avvicinò ad una fessura quasi invisibile fra le pietre. Introdusse il gioiello nella fessura e, con un rumore sordo, attutito dalla pressione dell'acqua, parte della scogliera si aprì, rivelando il passaggio tra il suo mondo e quello di superficie.

Entrò senza indugi, e la roccia si richiuse alle sue spalle. Bilanciandosi per un attimo sulle gambe, che avevano preso il posto della pinna caudale, avanzò lungo il tunnel che portava alla stanza della Roccia Magica. Ora avvertiva il soffio fresco dell'aria che le pizzicava la pelle nuda, facendola rabbrividire.

Giunta sulla soglia della stanza sbatté le palpebre per abituare gli occhi a quelle condizioni di luce, e alla secchezza dell'aria che riempiva il piccolo locale. Era una camera circolare, scavata nella scogliera, illuminata da due torce poste sulle pareti. Al centro campeggiava una roccia massiccia e levigata, probabilmente lavorata dalla mano dell'uomo. Dietro la roccia, dalla parte opposta da dove era entrata, con le spalle imponenti rivolte ad una porta di legno rinforzata in ferro e chiusa, un guerriero in armatura rimaneva immobile come se l'aspettasse.

Avanzò per nulla spaventata da quella visione, che a sua volta si avvicinò alla roccia centrale, sollevando e brandendo una pesante spada. Con un movimento lento il guerriero afferrò l'elsa con entrambe le mani, e la infilò nella pietra grigia e levigata. Fissandola e indietreggiando di qualche passo, iniziò a togliersi il pesante elmo, fino a scoprire il suo volto.


- Max! Max!!!

Al sentire urlare il suo nome, l'archeologo si svegliò di soprassalto, cercando di capire da dove venissero quelle grida allarmate. Riprendendosi dallo stordimento del sonno, riconobbe la voce di Kim e, senza perdere tempo, saltò giù dal letto e uscì dalla stanza, superando con pochi passi il tratto di corridoio che lo separava da quella di lei.

Entrò e corse verso il letto, dove la ragazza rimaneva immobile, seduta con la schiena contro il cuscino, che continuava a urlare il suo nome.

- Kim! Riprenditi! Che hai? - la incitava scuotendola.

- Il guerriero... il medaglione... tu! - mormorò Kim, girando gli occhi fino a incrociare quelli di lui - Max? Che ci fai qui?

L'archeologo, tranquillizzato, sedette sul bordo del letto - Mi hai chiamato tu... o meglio, urlavi il mio nome come se ti stessero ammazzando! Hai avuto un incubo?

Kim si passò una mano tra i capelli, ancora confusa - Un incubo? Non proprio, però... ricordi il mio sogno di oggi pomeriggio? Quello del guerriero in armatura?

Max annuì, e la ragazza gli raccontò quella strana avventura onirica, in cui, come una sirena abitante le profondità marine, aveva attraversato una strana città sommersa, entrando in una grotta segreta grazie al medaglione trovato sulla spiaggia, e trovandosi al cospetto con l'uomo vestito di ferro, che aveva infilato la sua spada nella roccia, e si era tolto l'elmo.

- Portava la barba e i capelli lunghi, ma... eri tu! Gli stessi lineamenti... lo stesso sguardo...

- Shhhh... era solo un sogno - sussurrò Max, accarezzandole i capelli - sei tranquilla ora?

- Si, ora che ci sei tu... - mormorò la giovane, piegando la testa e appoggiando la testa sul palmo della mano di lui. Quasi senza rendersene conto giocherellava con il ciondolo che portava al collo, la pietra di famiglia incastonata nell'anello d'oro. La sua mente ancora eccitata dal sogno creava analogie tra il medaglione che la Sirena indossava e quell'antico gioiello.

Continuando ad accarezzare i morbidi capelli di Kim, Max rifletteva. Certi particolari di quel sogno - il medaglione, la stanza segreta, la città popolata di tritoni e sirene - avevano non pochi punti in comune con le informazioni ricavate dalla lettura dei volumi nella biblioteca del castello.

- E se ci fosse davvero una stanza segreta in questo posto? - commentò, dopo averla messa al corrente delle sue ricerche - Che ne dici? Proviamo a cercarla?

- Sarebbe interessante... ma... cosa direbbe Don Melville se ci scoprisse a curiosare per tutto il castello?

Max sorrise, scendendo con la mano lungo la linea morbida della guancia di lei - Faremo attenzione a non farci sentire - affermò, mentre con la punta delle dita le accarezzava il collo - Ora sei tranquilla, Kim?

La ragazza appoggiò la testa sulla spalla di lui, chiudendo gli occhi - Si, ora sono tranquilla...

Max l'abbracciò forte, respirando il profumo dei suoi capelli, e continuando ad accarezzarla. Poggiò le labbra su quel morbido velo castano e, quasi senza accorgersene, iniziò a baciarla. Kim sollevò la testa e, sempre ad occhi chiusi, avvicinò le labbra alle sue, rispondendo a quel timido approccio.

- Sei sicuro che Don Melville non ci sentirà? - chiese sorridendo.

- Faremo piano piano... - rispose Max, ricambiando il sorriso, e iniziando a slacciarle i bottoni del pigiama di seta blu.

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