24/05/10

Magic Waters I

Magic Waters Capitolo 1 Robi

I.
Baja California

Kim aggrottò la fronte quando, guardando in lontananza, si accorse di quei nuvoloni grigi e densi che scurivano il cielo limpido a sud-est, sopra il Golfo della California.

Non lasciavano presagire nulla di buono, e la ragazza, sorseggiando un goccio di caffè mentre usciva dalla stazione di servizio, sperò che quando sarebbe giunta a quel tratto di strada, la tempesta fosse già passata.

Rimettendosi al volante, ripercorse mentalmente le tappe del viaggio già superate; era partita da San Francisco una settimana prima. Grace, il suo Capo, ma soprattutto la sua migliore amica, dopo un'operazione conclusa brillantemente, le aveva concesso un mese di ferie, convincendola a visitare i luoghi che la legavano alle sue origini. Kim Hateley, che alla Star-shaped Seashell org. ricopriva la carica di capo analista per la raccolta dati sulle specie in via d'estinzione nel Pacifico, era riuscita ad ottenere un cospicuo finanziamento per la creazione di un parco marino protetto, poco oltre le acque territoriali americane. Quella vacanza era il premio per l'ottimo lavoro svolto.

Aveva avuto il tempo di fermarsi qualche giorno a Los Angeles, da sua cugina Beth, che non vedeva da quando, sposandosi, si era trasferita laggiù. Insieme a Joe, suo marito, gestiva uno dei più noti diner della costa.

- Ti invidio – le aveva confessato Beth – io non sono mai scesa oltre Ensenada. Piacerebbe anche a me, un giorno, vedere i luoghi da cui proviene la nostra famiglia – aggiunse, facendo oscillare il ciondolo che aveva al collo.

Anche Kim ne possedeva uno uguale: una piccola pietra levigata, raccolta sulla spiaggia chissà quanti decenni prima – forse addirittura secoli – da quegli emigranti che avevano lasciato Baja California diretti a Nord, dai quali discendeva. La pietra era stata inserita in un anello d'oro il giorno in cui Kim aveva compiuto ventun'anni, diventando, secondo le tradizioni della sua antica famiglia, proprietaria legittima di quei monili, che passavano di generazione in generazione in linea diretta ai primogeniti di ognuno dei ceppi principali.

Dopo Los Angeles, varcato il confine con il Messico, si era fermata solo una notte a San Felipe, decisa a raggiungere il prima possibile la meta del suo viaggio: il villaggio sul Golfo della California da cui erano partiti i suoi antenati.

Mancavano ormai poche centinaia di miglia, e una tempesta – pensò, tornando a fissare quelle nuvole scure che si addensavano sempre di più – minacciava di rallentare la sua tabella di marcia.

Senza lasciarsi scoraggiare, imboccò di nuovo la highway costiera, diretta a Sud.


Proprio quella canzone in quel momento! Max fissò l'autoradio che spandeva nell'abitacolo le note di Atlantis di Donovan.

Le ricerche a Baja California Sur finora non avevano prodotto risultati, e i fondi messi a sua disposizione dal Dipartimento di Archeologia dell'Università di Memphis si stavano pericolosamente assottigliando.

L'improvvisa comparsa dall'etere della voce del suo compatriota lo aveva però messo di buon umore: gli sembrava quasi un segno, come se qualcuno lo incitasse a proseguire nel lavoro.

La passione di Maximilian King per Atlantide risaliva agli anni del liceo, quando ancora viveva a Liverpool. Una volta laureatosi e ottenuta una borsa di studio negli Stati Uniti, era diventata la missione della sua vita. Si era trasferito definitivamente in America, e aveva iniziato a raccogliere e catalogare documenti e reperti, con lo scopo di identificare il luogo dove la mitica città sommersa riposava protetta dalle acque.

Nel corso di recenti ricerche, si era imbattuto in un diario risalente al secolo XIX, redatto da un archeologo la cui memoria era svanita coi decenni, ma le cui intuizioni parvero da subito a Max molto interessanti – e in diversi punti simili a quelle a cui era giunto lui.

L'archeologo ottocentesco aveva svolto scavi a Baja California, in più luoghi lungo la penisola, e ora Max li stava ripercorrendo in cerca di maggiori chiarimenti. Finora aveva coperto tutti quelli di Baja California Sur, senza risultati degni di nota, e si stava spostando a Nord sperando che la sorte volgesse in suo favore.

Aveva da poco passato Miramar quando Donovan iniziò a cantare dall'autoradio, e contemporaneamente un sordo boato dal cielo lo scosse dai suoi pensieri.

- Una tempesta! Proprio quello che ci voleva! Non è che mi stai portando sfiga, Donovan?

Fermò la macchina ai bordi della highway, fissando oltre il parabrezza il massiccio muro di nuvole nere attraversato da scariche elettriche, nel cielo poco distante dal punto in cui si trovava.

I temporali da quelle parti erano molto violenti ma non duravano a lungo, lo sapeva, quindi decise di proseguire il viaggio verso Nord, mentre la furia degli elementi si sfogava, lasciando tornare infine il sereno.

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