10/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde

Capitolo V IV. La Voce

Sandy non è venuta, ieri sera, e nemmeno oggi. Probabilmente ha rinunciato a cercare la sua conchiglia, o altri impegni l'hanno trattenuta lontana dalla spiaggia bianca. Un sottile senso di delusione si fa strada dentro di me, ci avevo in qualche modo sperato, di poterla rivedere. “Ma che stupido!”, mi rimprovero, “stai ragionando come uno stanziale!” e sorridendo, accantono quel pensiero, riponendolo nell'angolo della mente destinato ai brevi, piacevoli ricordi. La mattina del quarto giorno disfo la tenda, rimetto a posto le mie cose, assicuro la tavola sul tettuccio di Cindy, e lascio questo posto, ripromettendomi di tornarvi, una volta o l'altra.
Riprendo il mio endless tour around the world, in cerca dell'Onda Perfetta, il mito di ogni surfer che si rispetti, stanziale o nomade che sia. Torno su alcune delle spiagge segnate nella mia agenda, ne trovo altre nuove, ma non trovo l'Onda. Il che, dopotutto, fa parte del gioco.
Mi sono chiesto spesso cosa farei, una volta cavalcata quell'Onda. Ne cercherei un'altra? No, l'Onda Perfetta è una, e una sola -anche se non è la stessa per ogni surfer, naturalmente. Cercherei un altro scopo per dare un senso alla mia vita?
Concludo sempre, dicendomi che ci penserò quando arriverà quel momento -sempre che arrivi-, il che, fra tutte le filosofie che ho avuto modo di conoscere, o accennare a conoscere, mi è sempre parsa la più ragionevole.
Ogni tanto ripenso alla spiaggia bianca, e ricordo il breve incontro con la ragazza dalla voce cristallina. Prendo la conchiglia, che ho portato con me, avvicinandola all'orecchio.
Il rumore placido e rilassante che contiene (un mare estivo sotto il sole del tardo pomeriggio, questa almeno la sensazione che mi dà), riesce sempre a donarmi un senso di pace, dopo una giornata passata a cavalcare le onde, dopo la salsedine che si incrosta sulla pelle, e fra i capelli, e il rumore assordante del mare quando ci stai sopra, in equilibrio su un'asse da Surf, e tutto il tuo essere è concentrato nell'impresa di non essere travolto da quella forza elementale.
E' una sera particolarmente tersa, quella di oggi, col cielo di un azzurro opalescente e il mare che pare una superficie di smeraldo accarezzata dal vento. Un'atmosfera strana, magica. Non mi stupisce se, improvvisamente, inizio a udire la Voce. Avevo appoggiato la conchiglia all'orecchio, e a occhi chiusi attendevo di essere trasportato nella spiaggia dei sogni. Senza preavviso, da remote distanze, all'interno di quel piccolo scrigno di madreperla, la Voce d'argento della ragazza comincia a parlare. Non capisco cosa stia dicendo, sento solo quel susseguirsi di suoni quasi sovrannaturali, legati da un sottile filo di logica, provenienti dal mare. Perché di mare, parla, ne sono certo, anche se non comprendo le parole, e di onde. Parla dell'Onda Perfetta. Che troverò sulla spiaggia dalla sabbia bianca, dove quella conchiglia una volta riposava, in attesa di essere trovata. Da me.
Domani accenderò il motore di Cindy e, senza bisogno di consultare la mappa, nonostante siano passati diversi mesi, mi dirigerò con sicurezza a sud, verso la spiaggia bianca, seguendo la Voce d'argento di Sandy, la cercatrice di conchiglie.

Quello che ho è mio, l’ho guadagnato camminando sotto pioggia gelida, fissando in volto il Sole. Lo dono ai giorni che attraverso, insieme al mio sorriso trasparente, a questi occhi veri, sinceri.
A chi, passando, mi lascia un seme fertile, porgo le verdeggianti fioriture del mio giardino ospitale. A chi reca con sé l’ambiguo verso di esotiche voliere, volgo le spalle, o rispondo col cristallo tagliente del mio giusto rimprovero.
Ho un’anima sublime, che ha visto fuoco e neve, che è stata portata in trionfo, molto più spesso tradita, a volte entrambe le cose. Ogni stagione ha avuto perle, e umida terra da attraversare, e io l’ho attraversata, per giungere sempre al Mare.
Quel Mare dove getto le reti della mia speranza, da dove un giorno vedrò giungere fino a me il Vento, e un suono d’Ali. Mi soffierà via dal petto, i silenzi che urlano per uscire, le parole che vorrei dire, e che per troppo Amore, non per paura, lì rimangono, ma non prigioniere. Porterà nuove Armonie, e io, Che So Ascoltare, prometto, le ascolterò.
Ho le mie risposte alle mie domande, e le mie domande le condivido con chi, senza bussare o chiedere, sussurra il suo nome al mio, senza dover sorprendere, né pretendere.
Conosco le mie ricchezze, quanto splenda il Diamante che custodisco con cura, in uno scrigno nascosto sotto veli di raso scuro e pesante; e quanto semplice e infinita sia la sua purezza, la sua potenza, che è mia, ma che saprò dividere, con chi ha giurato alle Onde, altrettanta pura Unicità.”

Così parlò con Voce d’Argento, la Sirena al Mare.

I giorni passavano lenti e svogliati, abbandonati ai mesi come un pigro cane viziato che sbadiglia rannicchiato nella sua confortevole cuccia.
Io ero sempre più immersa nei miei lunghi silenzi, rotti solo dal volo dei Gabbiani e dalla schiuma delle Onde che si infrangevano sulla scogliera, dove passavo ore deserte a pensare a miti e leggende, e spesso, con mio stesso stupore, mi tornava in mente quel Surfer conosciuto qualche mese prima, di cui sapevo solo il nome, ma ne ricordavo perfettamente sguardo e sorriso, se pur li avevo incrociati solo per pochi minuti e di sera, per giunta.

Un quarto di Luna sorride ai miei Sogni,
le Onde placide della Notte cullano i Desideri.
Distesa nel mezzo della Barca, immagino già il gusto del Sole di Domani.
I suoi Raggi mi baceranno fronte e membra, benedicendo la Giornata.
Dormo serena tra una Coperta di Stelle.
Stanotte il Cielo mi Amerà.

Apro gli Occhi con disincantato stupore,
oggi il Sole si nasconde chissà in quale Posto.
Guardo intorno smarrita nel nulla,
dove mi hanno portato le correnti mentre dormivo abbracciata ai miei Sogni?
A due passi dalla Luna?
Ora che è giorno dov’è finita?

Sopra di me solo un Cielo Sbruffone,
non vedo altro che Enormi Onde andare in collisione con l’Orizzonte,
perdendosi nella vastità dell’Oceano.
Non vedo più la Spiaggia, nemmeno Un Gabbiano mi fa compagnia.
Mi chiedo Dove sono, so di non essere da nessuna Parte.
Spiego le Vele e mi lascio andare al Soffio del Vento,
da Qualche parte condurrà.
Riuscirò a trovare la Rotta che mi riporti verso Casa?

Era ormai quasi finita anche la primavera, quando sentii il rombo di un'automobile fermarsi sulla spiaggia, mi voltai, e riconobbi l'auto di Ronny, era tornato!

A volte basta il giro antiorario di un attimo perché il Non-Essere si sostituisca all'Esistere... ma allo stesso modo basta una Voce distante a riportare il nostro Destino sulla strada che abbiamo scelto di percorrere...”


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