31/10/09

Halloween Party

Fissava ipnotizzato le forme seminude delle Vampire, che danzavano sensuali sotto le luci psichedeliche. Pierre cominciava a divertirsi, lui che non gradiva troppo i messaggi consumistici appiccicati a feste tradizionali come Halloween.
Ma non poteva mancare a quella, visto che ad organizzarla erano Ronnie e Maggie, che avevano affittato apposta la villa settecentesca nel Quartiere Francese. Ronnie gli aveva spiegato che era una delle case più singolari di New Orleans: qualche decennio prima vi era avvenuto un fatto di sangue senza spiegazioni. La figlia ventenne della coppia che vi abitava era stata uccisa – a morsi, raccontavano le cronache dell'epoca – senza che si fosse mai trovato il colpevole. L'unico indizio, che però non era servito a far luce sul fatto, era una piccola quantità di terra trovato sul pavimento di cucina, accanto al cadavere della ragazza. Questo, e il fatto che la villa sorgeva a pochi passi dal cimitero, la rendevano il luogo perfetto per un party di Halloween.
- Da quando gli Zombi sono attratti dai Vampiri? - disse una voce alle sue spalle.
Pierre si voltò, fissando la ragazza che aveva parlato. Era truccata da morta vivente, come lui. Il volto dipinto con tinte verdognole, gli occhi cerchiati di nero, un lungo abito a fiori strappato in più punti e sporco di una perfetta imitazione di muffa mista a terriccio. Era un costume così perfetto che sembrava appena uscita da La Notte dei Morti Viventi, il film del momento.
- Tu da quale tomba arrivi? - replicò Pierre. Quella festa stava diventando sempre più interessante.
- La 2302, e tu?
- Molto divertente... comunque io sono Pierre Quixote. Come ti chiami?
- Pauline de la Dalene. Ti va di fare un giro... o preferisci rimanere a fissare il culo di quella Vampira a go-go nella gabbia?
- Non mi piacciono gli incroci fra 'razze'... preferisco i miei simili, miss de la Dalene!!! – rispose ridendo Pierre, prendendola sottobraccio.

Camminavano sul marciapiede che delimitava il cimitero, mentre dietro di loro, la musica giungeva sfumata dall'interno della villa, dove la festa era al culmine.
Alimentati dall'atmosfera strana e piena di mistero di Halloween, i loro discorsi toccavano argomenti sempre più audaci, e nonostante si fossero appena conosciuti, Pierre sentiva che quella ragazza cercava un approccio più materiale. La sua vitalità di ventenne lo spingeva ad accettare quelle avanches, pensando quella fosse la sua serata fortunata.
Si fermarono di fronte all'entrata del cimitero. Nonostante il fastidio che l'odore di morte – che non poteva che venire dalle tombe a pochi passi da loro – gl provocava, Pierre abbracciò la ragazza, tirandola a sé con forza, e gli serrò le labbra in bacio appassionato, infilandole la lingua in bocca prima che lei potesse protestare.
- Ma che hai mangiato? - esclamò, tirando fuori la lingua, con un'espressione disgustata.
- A dire la verità – rispose Pauline, afferrandogli le mani – non mangio da tanto tempo...
Con un movimento improvviso, la ragazza chinò la testa e morse la mano di Pierre. Il dolore gli fece ritrarre l'arto, urlando. Lo fissava incapace di credere a quello che gli occhi gli rivelavano: le prime due falangi dell'indice destro non c'erano più, e dal moncone il sangue sprizzava scuro e pulsante.
Le urla di Pierre erano arrivate alla villa, e già qualcuno stava accorrendo per vedere cosa fosse successo. Nessuno aveva fatto in tempo a vedere la figura femminile vestita da morta vivente che era fuggita all'interno del cimitero, non appena Pierre aveva iniziato a urlare.

Disteso nella camera spoglia del Charity Hospital, Pierre stava lasciando la sua deposizione ad un agente di polizia panciuto di mezz'età seduto accanto al letto.
- Giovani! Certo che siete proprio strani... sicuramente era strafatta di acido. Ti ha detto il suo nome? - chiese il poliziotto, sollevando la penna dal taccuino.
Pierre si tastava ancora scosso e incredulo la fasciatura che gli ricopriva tutta la mano destra – Si... ha detto di chiamarsi Pauline... Pauline de la Dalene, mi pare.
L'agente iniziò a scrivere quel nome, ma si bloccò quasi immediatamente, sollevando lo sguardo e fissando Pierre con un'espressione curiosa – Pauline de la Dalene? Sei sicuro ragazzo?
- Si, era proprio quello il nome... perché?
- Perché ti ha preso in giro! Pauline de la Dalene abitava in quella casa. Fu uccisa più di vent'anni fa, e da allora la villa è rimasta disabitata.

Le parole del poliziotto non davano pace alla mente sconvolta di Pierre. C'era qualcosa di strano in quella storia, un particolare che non tornava. Nei giorni successivi chiese a tutti gli amici, a cominciare da Ronnie e Maggie, informazioni circa Pauline, o comunque si chiamasse. Nessuno la conosceva, e fra gli invitati non c'era alcuna ragazza corrispondente alla sua descrizione.
Il moncone gli faceva sempre più male, invece di guarire, e lui si sentiva molto debole, preda di un languore che, a tratti gli impediva qualunque azione, anche le più semplici.
Nella sua mente stava prendendo forma un'ipotesi assurda, anzi, impossibile... ma l'unica che in qualche modo poteva spiegare tutto quello che gli era successo. Doveva verificare.

Era l'una di notte e nessun suono rompeva il silenzio del cimitero, tranne il regolare, attutito rumore di terra che veniva smossa da una pala.
Pierre stava scavando la tomba numero 2302. Che corrispondeva a quella di Pauline de la Dalene. Quindi la ragazza, se davvero lo aveva preso in giro, conosceva bene la storia. Ma se la sua ipotesi assurda era vera, non era stato preso in giro...
Scavava febbrilmente, nonostante il dolore alla mano fosse ormai lacerante, e a stento si reggeva in piedi. Ma doveva sapere...
Con un ultimo sforzo liberò la superficie della bara dal terriccio. Rimase qualche minuto a fissare il coperchio di legno consumato dal tempo e dall'umidità. Voleva sapere ma allo stesso tempo aveva paura della risposta.
Facendosi forza si chinò e con l'aiuto di una sbarra di ferro sollevò quel coperchio, lentamente, ma con decisione. La sua ipotesi era giusta!
Pauline de la Dalene era distesa nella bara. Proprio quella Pauline che aveva conosciuto alla festa: stessa sfumatura verdastra sulla pelle, stesso vestito a fiori strappato e macchiato di muffa e terriccio.
Si coprì il viso incredulo e pieno di orrore, mentre gli occhi cerchiati di nero di Pauline si aprivano, e lei, sputando il dito indice mozzato, scoppiò in una risata che risuonava di un'eco d'oltretomba.

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24/10/09

White Sands-Il Grido delle Onde

Epilogo

Ed ecco che torno a sincronizzare la mente con le onde, anche se in realtà, non ho mai smesso di farlo. La sincronia che mi lega all'Oceano e al moto delle correnti fa parte di me, è una cosa a cui non potrei mai rinunciare, è impressa nella mia natura.
Sono sempre seduta qui, sullo stesso scoglio di un tempo non troppo lontano, a guardare i muri d'Oceano alzarsi col solo scopo di infrangersi sulle rocce di questa meravigliosa e magica Baia, mentre appunto sul Diario della Vita pensieri e sensazioni sparse, accumulati nel corso degli anni. Uno sguardo al passato su cui poggiare qualche domanda, e una manciata di considerazioni.
Cosa resta della mia solitudine? Niente, o solo qualche brandello di ricordi spiegazzati, dissolti miseramente tra pochi granelli di sabbia.
E quel Margine che ostruiva la vista dell'orizzonte è stato frantumato dalla forza del Vento.
Sì, perché seduta sulla scogliera, non sono più sola. Ronny siede con me stringendomi sul suo petto, dove sento i battiti di un cuore ancora più meraviglioso di quanto avevo intuito.
Insieme ascoltiamo il magico grido delle onde, anche se ora, più che un grido, sembra una melodia cantata a due Voci, dal vento e dalle correnti sottomarine.
Da quando Ronny è arrivato a White Sands, la mia vita è cambiata. E da quando decise di rimanerci, Tutto, è cambiato.
Sulla Spiaggia non c'è più la sua tenda, ma la Nostra Casa. Abbiamo un'enorme terrazza poggiata direttamente sulla sabbia bianca di quest'incantevole Posto, dove di sera, spesso, ci teniamo le mani ascoltando le onde e contemplando le stelle... compresa quella che si accese per la nascita del mio Surfer, ovviamente! E i muri del Living non sono fatti con mattoni e cemento, no. È un' unica vetrata da cui possiamo ammirare l'Oceano anche se diluvia, seppur in California non succede spesso, a dire il vero.
C'è sempre il Sole qui, e i suoi raggi illuminano Gary e Rhonda, le nostre piccole pesti, che giocano rincorrendosi tutto il giorno, facendo a gara a chi fa volare gli aquiloni più in alto, con i gabbiani che fanno da giudici.
Ronny non ha mai smesso di fare surf, e ha già cominciato ad insegnare l'uso di Carmilla a Gary, che sembra sia nato per cavalcare le onde, proprio come il suo papà... tutto da lui ha preso (a parte gli occhi, quelli sono i miei!).
E io? Io resto sempre a guardarlo, come quando ci siamo conosciuti, non più dalla scogliera, però, ma dalla battigia. Perché raccolgo conchiglie insieme a Rhonda, che poi le regala orgogliosa al suo papà -di cui ne è innamorata pazza- sorridendo sotto il casco di ricci neri che le ricade sul viso paffuto.

Ho affidato al Vento i miei Respiri,
per far sì che li portasse da Te,
e leggeri ti accarezzassero l’Anima
come Gocce di Stelle che accarezzano il Cielo.
Ho dato Fuoco ai miei Pensieri,
per alimentare la Fiamma
che scalda le mie Notti d’Inverno intrise di Te,
come Lingue di Fuoco che ardono di Vita.
Ho nutrito d’Acqua la Terra,
affinché possa produrre Frutti Buoni e Robusti,
come Alberi di Gioia dalle solide Radici,
e ampi Rami colmi di Verdi e Vive Foglie.
Ho prestato a Dio la mia Anima e il mio Cuore,
perché li custodisse in un Luogo più sicuro del mio corpo,
come un Battito d’Ali custodito dai Venti,
prima di essere restituito agli Angeli.
Ma Cuore e Anima non mi sono più stati riconsegnati,
Dio li ha regalati a Te.
Per rendere Meravigliosa la mia Vita.”

Ora la mia, anzi la Nostra Vita è perfetta, Ronny è Perfetto. E Unico. E Speciale.
Cos'è che lo rende tale? Non lo so... sarà perché la sua Pura Unicità, l'ha giurata alle Onde, proprio come me.

Epilogo Robi

Niente male... ma ora io sono più bravo di lui a fare Surf!”
Te lo sogni!”, esclamò Rhonda, commentando la battuta di Gary,”Lui è sempre il migliore. Certo che hanno avuto proprio un'ottima idea a unire i loro diari di allora, e farne un'unica storia... sarò di parte, ma è il romanzo d'amore più bello che abbia mai letto!”
E' così pieno di immagini vive e affascinanti, che non penso avremo difficoltà a tirarci fuori un copione per il film... e se avremo dei dubbi potremo chiedere a loro.”
Sempre che non siano troppo occupati a farsi le coccole, sul loro divano rosso di fronte alla Terrazza sull'Oceano!... La Terrazza sull'Oceano... suona bene! Potrebbe essere il titolo del film!”
La Terrazza sull'Oceano... niente male davvero. Piacerà sicuramente anche a loro.”
Farò una colonna sonora da favola... vedi di non rovinarla con inquadrature da dilettante, fratellone!”
Dilettante io? Tu piuttosto cerca di non fare confusione fra la partitura per organo e quella di chitarra... e mi raccomando, chitarra reverberata, sorellina!”
Gary e Rhonda scoppiarono a ridere, osservati dalle figure abbracciate del Surfer e l'Ondina, che ammiravano i loro figli seduti di fronte all'Oceano, dalla Terrazza della loro Casa.

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Fine

20/10/09

White Sands-Il Grido delle Onde

XIV. L'Onda Perfetta
Seconda Parte

Mi prese per mano e andammo a sederci nella tenda. Non parlammo molto quella sera, ci guardavamo sorridendo, e basta.
Eravamo sdraiati l'uno di fronte all'altra, e io non avrei voluto essere in nessun altro luogo, se non lì, accanto a lui.
Ronny si addormentò esausto, e io restai tutta la notte a guardarlo accarezzandogli il viso. Chissà se stava sognando ancora gabbiani e delfini parlanti, oppure ondine che sbucavano dal fondo dell'oceano per salvargli la vita... Ma per quanto sorrideva, sicuramente doveva essere un sogno meraviglioso.

Una Notte Perfetta è un Bagliore d’Eterno
che salpa ai confini della Realtà,
un Riflesso di Cuore che si bagna nel Succo della Vita.
È sentire Onde d’Emozioni assalire l’Anima dolcemente,
un Fulmine che scarica migliaia di Scosse Elettriche
in un Varco tempo-dimensionale in Tormenta.
Una Notte Perfetta è scivolare tra le calde Mani di un Sogno,
cullarsi tra i Baci di un Sospiro d’Uragano,
possedere la Strada per il Paradiso
perdendosi nei Sentieri ardenti di una Tempesta di Fuoco.
Una Notte Perfetta è stringerTi in tante Notti Perfette.
Una Notte Perfetta è implorarTi di continuare ad essere mio.
Una Notte Perfetta e chiederTi Tutto Ancora…
Una Notte Perfetta è guardarTi negli occhi e urlarTi il mio Amore
Mentre mi perdo nel Tuo.”

Pigre figlie del Vento e della Marea, damigelle della Corrente calda che dal Golfo del Messico, attraverso migliaia di miglia, e secoli di incantamento, danzano sul palcoscenico dell’Atlantico, brillanti di quella Luce che vibra laggiù, in quell’Isola cara all’Arcangelo.

Portano la voce del sale dei Tropici, e la musica di antiche magie, rinnovate nel dolce sorriso che attende al di là dell’Oceano, su uno scoglio, seduta e pensosa, ma piena di Grazia marina. I capelli che giocano a ciocche coi raggi del Sole. Nei Suoi occhi scintille immortali che gridano Amore.

Le Onde vagabonde che percorrono le rotte dei gabbiani si alzano e ricadono, fanno salti e capriole, ed ognuna di esse porta un dono e un miracolo, un bacio e un respiro, la meraviglia del Tempo, e la Vita.

Quando giungono a lambire lo scoglio dove siede l’Ondina, si accovacciano ai Suoi piedi, Le parlano sottovoce, e Lei sorride ancora, ed ancora, ed ancora.”

Sandy si gira verso la mia figura distesa accanto a lei, sulla battigia della spiaggia bianca, e sorride. Io mi sono addormentato, e nei tenui colori del tramonto sembro un bimbo che sogni favole, popolate di eroi e arcobaleni, imprese da compiere e principesse da salvare. Mi accarezza dolcemente il volto, poi si alza in piedi, fissando l'oceano aprirsi davanti a lei, vasto, infinito.
-Ciao, figlia del mare,- dice una voce alla sua destra, con un tono che ricorda quello di un cartone animato.
Sandy si volta, e risponde al saluto del gabbiano, che dalla scogliera a est la guarda, con un sorriso sardonico, -Ciao, Miguel.
-Scommetto che non vedi l'ora di farti una nuotata,- riprende il gabbiano, -cosa aspetti? Vai.
Sandy torna a fissare il mare, poi il gabbiano. Poi inizia a correre verso le onde, battendo l'acqua tiepida di White Sands, coi piedi che saltellano allegramente. Infine si tuffa nell'oceano, sparendo velocemente tra le correnti sottomarine.
Nuota per ore, quasi tutta la notte, senza tornare in superficie, salutando i pesci che incontra, e giocando con le conchiglie dai mille colori, che riposano sul fondale, il cuore pieno di una gioia infantile che pare non aver mai provato, prima. Incontra i suoi amici delfini, e nuota con loro lungo le correnti, rispondendo ai loro richiami, cantando le loro canzoni. Il tempo pare non esista, mentre la notte lentamente lascia il posto al giorno, e la luce del sole inizia a filtrare nell'acqua, coi raggi che formano aureole dorate nell'oceano color smeraldo.
Sandy è felice. Sorride ai delfini, che le nuotano giocosamente intorno, e piano piano si dirige verso la costa. Esce dall'acqua e cammina con passi sicuri in direzione del punto dove io ancora dormo. L'acqua le scende in piccole gocce di madreperla lungo il corpo, fresca e leggera come la carezza di una nuvola.
Giunta presso di me, si accoccola sul bagnasciuga, mi guarda e sorride. Mentre il sole sale piano sopra l'orizzonte, e l'Oceano brilla di miliardi di stelle, mi si distende accanto, aspettando il mio risveglio.
Ho sognato molto da quando sono a White Sands, ma questo forse è stato il sogno più bello che abbia mai fatto.

E' una storia così bella che sembra davvero un Sogno!”
Se non avessero creduto in quei Sogni, forse non ci sarebbe stata nessuna storia da raccontare.”
E anche la figura dell'Ondina nasce da un sogno...”
...e l'Ondina, come tutti i loro sogni, è diventata Realtà.”

13-2 samy

16/10/09

White Sands-Il Grido delle Onde

XIII. L'Onda Perfetta
Prima Parte

Queste due ore sono volate, riempite dai preparativi, e nello stesso tempo ogni secondo sembrava cristallizzato e immobile, come succede quando il momento atteso da lungo tempo, una vita forse, si sta avvicinando. Quante volte, ai tempi di Platform Beach, ho provato quella sensazione, quando, coi ragazzi della Squad, aspettavamo le onde della prima mareggiata, e quante volte ci eravamo illusi in mezzo a quelle ci fosse l'Onda Perfetta?
Ora è arrivata, e come sempre accade quando passato presente e futuro si avvicinano al loro punto focale, il tempo perde ogni regola. Mentre preparo la tavola, lubrificandola con estrema attenzione, perché l'attrito con la cresta dell'Onda non comprometta l'equilibrio, una volta in piedi, e controllo ogni centimetro del legno che mi ha accompagnato per anni, frammenti di memoria mi sfrecciano nella mente, troppo velocemente perché possa afferrarli, e soffermarmici, ma ognuno dei quali con una lezione, o un avvertimento da dare. L'esperienza accumulata in anni di Surf, che contribuisce a prepararmi, per incontrare nel modo migliore l'Onda Perfetta.
E finalmente arriva. Eccola, là davanti, a qualche centinaio di metri dalla battigia, mentre con velocità si avvicina, anche se pare lentissima nel suo liquido incedere, e si alza pigramente. A questo punto è già alta due metri, due metri e mezzo. Quando giungerà presso la costa, probabilmente raddoppierà. Esistono onde più alte di quella, più veloci, e anche più stabili, ma non sono le dimensioni, o le caratteristiche chimico-fisiche, a fare di un'onda, l'Onda Perfetta. E' il modo in cui ogni molecola della sua anatomia si specchia nella tua.
Con Sandy che mi osserva, seduta sugli scogli nella consueta posizione -le ginocchia contro il petto e la testa leggermente inclinata a sinistra-, entro in acqua, e mi stendo sulla tavola, remando lentamente con le mani, in direzione dell'Onda.
Mano a mano che mi avvicino, il mare tende a curvarsi, sotto di me, e di fronte inizia ad alzarsi una parete smeraldina di compatta materia liquida. La fisso, e sento che lei fissa me, coi suoi occhi elementali, fatti di molecole di idrogeno e ossigeno, e un soffio di aria a bassa pressione, che arriva dalla nuvola di acqua polverizzata che ricopre la cresta.
E infine sono alla base. Mentre la forza della corrente vince la gravità, sollevandomi fino alla cresta dell'onda, il respiro mi si mozza nei polmoni, e il cuore inizia a battere a più non posso, pompando sangue alle tempie, che pulsano a tempo. Sono presto sulla cresta, e mi sollevo in piedi sull'asse.
Rimango in equilibrio per qualche istante, mentre la schiuma avvolge la tavola, e io cerco la posizione migliore per sfrecciare in parallelo col moto dell'Onda. La nuvola si è sollevata, e forma una barriera sopra la mia testa, che impedisce ai raggi del sole di abbagliarmi, permettendomi di allargare le braccia, mentre sfreccio in parallelo con la cresta dell'onda, e la superficie del mare.
Sollevo le braccia e sento la nuvola fra le mie dita; la tavola è perfettamente in equilibrio sull'Onda, mentre l'attraverso diagonalmente a una velocità incredibile. In quell'istante, onda e nuvola si prendono per mano, attraverso di me, dentro e fuori di me... poi, per una frazione di secondo che dura per sempre, la tavola si stacca dalla superficie dell'acqua, e io volo.
In questo istante comprendo. Che il Tempo ha un senso, lo Spazio ha un senso, la Vita ha un senso. Che siamo Acqua. Nell'Acqua dell'esistere. E nella mente, nell'anima, nel cuore, e in ogni muscolo, fibra, tendine, nel sangue e nelle molecole, nelle articolazioni e nelle strade che uniscono le sinapsi, creando il pensiero, sento vibrare la Parola che muove i pianeti, gli atomi e tiene unito l'Universo, rendendolo infinito.
Quella Parola, per me, ha il colore dell'Oceano, a White Sands, quando si specchia negli occhi di Sandy.

Lo ammiravo col cuore in gola, ero contenta per lui, stava realizzando il sogno della sua vita. Anche se, ora che aveva trovato l'Onda, sarebbe sicuramente andato via da me, a cercare un'altra Onda Perfetta chissà dove.
A quel pensiero non riuscii a trattenere lacrime bollenti, che rigarono il mio viso segnandolo con la consapevole paura che avevo sempre avuto, fin da quando Ronny era arrivato a White Sands: che prima o poi mi avrebbe lasciato.
Uscì dall'acqua strisciando Carmilla sulla sabbia, e correndo verso di me, mentre sorrideva ancora eccitato dalla Surfata della sua vita. Asciugai gli occhi e saltai giù dagli scogli, andandogli incontro.
-Sei stato grande, mi hai fatto fermare il cuore!
-Avresti dovuto sentire il mio quando ero là in cima!- disse lui ancora in estasi, -Ma... cosa c'è?- mi chiese preoccupato, notando evidentemente i miei occhi lucidi.
-Niente... mi hai emozionata, te l'ho detto!- mentii, -Quindi, cow boy delle onde...- ripresi dopo un attimo di imbarazzato silenzio, -ora che hai trovato la tua Onda... andrai a cercarne un'altra altrove, suppongo...
-Altrove?- chiese guardandomi in modo strano, come se avessi detto chissà quale cavolata, incollando gli occhi ai miei, -Non ho nessuna intenzione di andare via! La mia Onda Perfetta l'ho trovata qui...- aggiunse prendendomi le mani, -Qui con te, Sandy...
Lo guardai stupita, incredula e felice. Avevo capito. Il grido acuto di un gabbiano che volava a pochi metri da noi interruppe il nostro silenzio, facendoci alzare la testa, era di nuovo Quel Gabbiano, quello Diverso!
-Guarda! Sembra Jonathan Livingston!- Esclamò Ronny.
Lo guardai stupita ancora una volta. Mi aveva letto nel pensiero?
-L'ho pensato anch'io... quando l'ho visto nel Sogno... il Nostro Sogno... quello del Faro e Miguel...
Ronny mi guardò e sorrise. Non chiese e non disse niente riguardo il gabbiano e il sogno, -Andiamo- aggiunse soltanto.

Continua...

cap 13-1 samy

12/10/09

White Sands-Il Grido delle Onde

XII. L'onda e la nuvola

Gli avvenimenti delle ultime ore mi hanno fatto dimenticare la conchiglia che ho trovato al mio risveglio. Ma il sogno comune avuto con Sandy, e l'avventura nel faro, reale o immaginaria che fosse, ha riportato quella valva in primo piano nella mia mente. Mi chiedo ancora come sia finita qui, ma a dire il vero non me importa poi molto, tutto sommato preferisco considerarlo un dono del gabbiano che parlava con la voce di Paperino, e il delfino giocherellone. Oppure magari l'ha lasciata proprio Miguel.
Ad ogni modo, se davvero è sbucata fuori da un sogno, dove ho nuotato fino al fondale marino, verso la formazione corallina che la custodiva, è perché la portassi nella spiaggia bianca, e una volta sveglio ne potessi far dono a Sandy. Una voce interiore mi dice, infatti, che questo è lo scopo del sogno.
Mi ero ripromesso di donargliela, è vero, e poi me ne sono dimenticato, visto tutto quel che è successo in seguito. Ma lo farò stasera.

Dice una leggenda
che nel punto dove
il sogno e la fiaba s’incontrano,
in un istante sospeso fra
l’infinito e il Tuo sguardo,
c’è una luce che brilla per me.

Parlano le Voci
di miliardi di stelle cadenti,
ed ognuna conserva
la pura magia di trovarTi
al mattino come goccia
di rugiada al mio risveglio.

Giurano le nuvole
che sogni il mio sogno,
e io mi specchio nel Tuo
l’orizzonte che vibra
oltre la soglia del

nostro abbraccio è la

trasparente canzone che

nell’Alba di Smeraldo
le sirene cantano agli angeli,
fra gli scogli e l’estate,
in un attimo d’incanto che
profuma di Te.”

Era appena scesa la sera, quando tornai da Ronny sulla Spiaggia.
Lui non si accorse del mio arrivo, se ne stava seduto sulla sabbia con le gambe incrociate e le mani poggiate sopra, contenenti qualcosa di piccolo, che da quella distanza non riuscivo a distinguere.
Mi avvicinai lentamente, da dietro, senza farmi vedere, e una volta giunta presso lui gli misi le mani sugli occhi, senza dire niente.<
-Ciao Sandy- disse, apparentemente senza alcuna sorpresa, ma facendomi percepire il suo consueto sorriso piegando i lati degli occhi sotto le mie dita, -ho un regalo per te...- aggiunse subito dopo.
-Un regalo?! Cosa? Dai... lo sai che sono curiosa!- come sempre era stato lui a sorprendere me con quella rivelazione!
Ronny era meravigliosamente imprevedibile, riusciva a stupirmi quando meno me lo aspettavo, e la cosa mi piaceva, perché riusciva a farlo senza rendersene conto. Gli veniva naturale, punto. Era una persona eccezionale, e più la nostra amicizia andava avanti, più ero sicura che quando nacque questo cow boy delle onde, in cielo si accese una stella... probabilmente quella più luminosa, quella che ammiro tutte le sere splendere al di là del Margine, prima di addormentarmi.
Ronny rise della mia curiosità di bimba, ma non per prendermi in giro, semplicemente perché era contento del mio entusiasmo. Continuando a sorridere mi porse l'oggetto che aveva in mano: era una conchiglia bellissima, a forma di stella.
Un regalo più gradito non poteva farmelo! Era la più bella che avessi mai visto, e lo ringraziai colma di felicità.
-In realtà l'ho trovata qualche giorno fa, anzi, è stata lei a trovarmi! Dopo un altro sogno strano!- spiegò ridendo, notando il mio sguardo incuriosito, -Sognai un gabbiano con la voce da cartone animato, che mi invitò a seguirlo sul fondo dell'oceano, prima di trasformarsi in un delfino. È lì che l'ho trovata... nel sogno! È successo la sera dell'incidente. Quando il giorno dopo mi sono svegliato era nella tenda... potevo aver trovato la conchiglia da qualche parte, e poi aver creduto fosse piovuta dal cielo nel mezzo di un sogno, perché ero ancora in stato semiconfusionale dopo l'incidente... per questo non te l'ho raccontato... Ma dopo l'altro sogno, quello che abbiamo avuto in comune, comincio a pensare che qualcosa di magico ci sia sul serio a White Sands e...
-La conchiglia ha qualcosa da dire... sta parlando...- dissi io portandomela all'orecchio, interrompendolo prima che finisse per trovare una spiegazione razionale anche a quello, –Chiudi gli occhi, ti dico cosa mi sta raccontando...- Lui obbedì, e io cominciai,- La conchiglia dice: “C'è un'onda, all'orizzonte, che si muove veloce, e la sua cresta è una corona di schiuma bianchissima, che si vaporizza al contatto con l'aria. Miliardi di piccole gocce d'acqua, che salgono in alto, verso il cielo. E lassù c'è una nuvola, che cerca di abbassarsi piano piano sulla superficie del mare, per ricevere quelle infinitesimali, infinite gocce d'onda, e serbarle dentro di sé, per aumentare la propria forza, in attesa che divengano pioggia fresca sull'oceano. L'onda si solleva e la nuvola si abbassa, e sembra quasi che desiderino toccarsi, mani tese in cerca l'una dell'altra. Quando le mani dell'onda e della nuvola si stringeranno, cadrà la pioggia sull'oceano, e l'onda e la nuvola, uniti, formeranno...”
-L'Onda Perfetta!- mi interruppe lui anticipando quello che stavo per dire, voltando lo sguardo verso l'orizzonte.

Apro gli occhi e fisso l'orizzonte. E la vedo. Lontanissima, ma in veloce movimento verso la terra. Diretta a White Sands, dove giungerà in capo a un paio d'ore.
Per un istante il mio cuore si ferma. Poi riprende a battere come mai ha fatto.
E' arrivata, l'ho trovata. L'Onda Perfetta.

Ci siamo!”
Continua a leggere, continua dai...”

Capitolo XII Robi

08/10/09

White Sands-Il Grido delle Onde

XI. Il Risveglio

Mi svegliai di soprassalto, come se lo scossone dell'Onda che nel sogno aveva colpito il faro, fosse stato reale.
Il tempo di riprendermi dal brusco risveglio, e mi accorsi che non ero nel mio letto, ma sulla spiaggia, tra le braccia di Ronny, rannicchiata sul suo petto, sotto una coperta!
Era l'alba, mi ricordai di essermi addormentata mentre lui leggeva.
Il Sole spunta all'Orizzonte, Figlio del Mare lambito dal Tempo, e del Cielo vestito d'Infinito.
Porta negli occhi il Colore del Vento, e nel Cuore la Voce del Paradiso.
Scolpisce Nuvole bagnate d'Aurora, soffiando petali di Stelle Binarie.
Torna al Mare donandogli l'Anima,
per ricevere in cambio il suo Cuore intriso d’Eternità.”
Mi sollevai sulle braccia guardandolo mentre dormiva... aveva un'espressione così tenera che per un attimo mi venne voglia di dargli un bacio, ma cacciai quell'idea alzandomi di scatto, svegliandolo inavvertitamente.
-Buon giorno!- mi disse sorridendo, dopo essersi passato le mani sul viso.
-Ciao... Scusa... ieri mi sono addormentata... e per colpa mia hai dormito anche tu qui fuori...- blaterai imbarazzata.
-Ma io non dormo quasi mai nella tenda, non preoccuparti,- mi rassicurò mettendosi seduto, –solo che... ho una sola coperta e...
-Sei stato gentile a dividerla con me, grazie- mi affrettai a dirgli prima che finisse la frase.
Lui mi rispose con uno di quei sorrisi che aprono il cuore, portando aria fresca profumata d'estate nelle sue stanze.
-E' bello dormire sotto le stelle, e svegliarsi col sole che sta per sorgere, non trovi?
-Carino, si– risposi mentendo, perché in realtà avrei voluto dirgli che era stato bellissimo addormentarmi, e svegliarmi tra le sue braccia. Ma non glielo dissi, e cercai di cambiare discorso, -Ho fatto un sogno strano, però...
-Ah si? Anch'io ne ho fatto uno... ma cominciamo dal tuo, dai. Che hai sognato?
-Mah... c'era un faro dietro la scogliera... un tipo vestito di bianco che diceva cose strane...
-Miguel...!?- disse Ronny con uno sguardo di sorpresa, -Un ragazzo messicano... vestito di bianco, sui vent'anni...?
-Si... ma perché è venuto davvero?- gli chiesi socchiudendo gli occhi, cercando di ricordare e mettere a fuoco quello che era successo, pensando di essere ancora stordita dal sonno.
-No... ma penso che abbiamo fatto lo stesso sogno– rispose balzando in piedi, -Nel tuo sogno, dopo che Miguel è sparito, siamo andati al faro?
-Si... siamo saliti in cima... c'era un bel panorama... poi mi sono svegliata quando...
-… Un'onda enorme si è abbattuta sul faro facendo tremare tutto!
-Oddìo Ronny!- dissi io mettendomi le mani sulla bocca, -ma com'è possibile?
-Non lo so, Sandy... cosa significa, secondo te?- Mi disse guardandomi con quegli occhi limpidi da bambino, in cui mi perdevo ogni volta che li incrociavo, -Comincio a capire cosa vuoi dire quando parli di cose strane che succedono su questa Spiaggia...- continuò camminando nervosamente avanti e indietro accanto a me, -Ora si che ho bisogno di una bella surfata!
-Io me ne vado Ronny... non penso di venire stasera... forse ci vediamo domani...non lo so...
-Va bene, Sandy... ma torni, vero?- Mi fece quella domanda con una punta di apprensione, che per un attimo mi fece sperare in un interesse nei miei confronti... ma cacciai subito quella speranza... gli piacevo, certo, ma come un'amica con cui ridere o chiacchierare... e d'altra parte, lui conosceva solo me in quell'angolo sperduto di mondo!
-Certo che torno! Ormai dovresti saperlo che non posso fare a meno di questa Spiaggia, no?- gli dissi ridendo e facendogli l'occhiolino, anche se in verità era di lui che non potevo più fare a meno...
Ronny mi sorrise e mi salutò, guardandomi mentre mi allontanavo. Mi voltai ancora una volta a guardarlo prima di sparire dalla sua visuale, facendogli un cenno con la mano, che lui ricambiò, e già sentivo la sua mancanza. Ma dovevo starmene un po' da sola a riflettere, su quello che era successo, e su quello che poteva significare.

Non hanno mai parlato di questo Sogno rivelatore... né del faro. Ma ora capisco cosa vogliono dire quando parlano di 'Acqua nell'Acqua'...”
Era giusto volessero conservarlo per loro. In fondo è la prima cosa importante che hanno condiviso.”
Hai ragione. Ma non mi aspettavo di scoprire tanti segreti in queste pagine.”
Ogni Magia che riesce a unire due anime, due cuori, e farne un unico sangue, deve rimanere segreta... altrimenti l'incantesimo non funziona!”
Gary sorrise a quella battuta di Rhonda, e riprese a leggere.

Capitolo XI Robi

04/10/09

White Sands-Il Grido delle Onde

X. Il Faro

Il sole cominciava a nascondersi dietro le poche e piccole nuvole sparse qua e là sull'orizzonte, che assumevano i colori dei suoi raggi calanti. Il cielo già striato di rosa e arancione, gradatamente sfumava e si fondeva con l'azzurro pallido che colorava il lembo di cielo distante dall'astro luminoso, diventando cobalto a est della scogliera.
Io come di consueto, seduta dall'altra parte -sul lato dove tenuemente ricadevano gli ultimi e tiepidi raggi di sole- guardavo Ronny che ancora volava sulle onde.
Scesi, a passeggiare lungo la riva, poi andai verso la tenda per aspettarlo lì, come poco prima mi aveva suggerito. Lui sarebbe venuto una volta domata l'ultima onda del giorno.
Mi sedetti davanti alla tenda azzurra, sulla sabbia fresca e umida di inizio serata, continuando ad ammirare il mio amico, disteso sull'asse color argento, mentre attendeva l'onda che avrebbe concluso la sua giornata surfistica.
Un gabbiano, planandomi proprio sopra la testa, distolse la mia attenzione da Ronny. Sembrava diverso dagli altri... più luminoso, o forse più grande... non lo so. So solo che era incantevole.
Lo seguii con lo sguardo fino a quando sparì dietro la tenda. Sorrisi, perché quello splendido volatile mi aveva riportato alla mente Jonathan Livingston, l'impavido e determinato gabbiano del romanzo di Richard Bach. Scossi la testa divertita da quella curiosa associazione, e riposi di nuovo gli occhi su Ronny.
Dopo qualche minuto vidi uscire il mio amico dall'acqua, e pensai che avesse rinunciato alla sua ultima onda, forse perché il mare si era scurito troppo per surfare ancora, ma capii che non era così quando notai che correva frettolosamente verso di me, lasciando Carmilla poco distante dalla battigia.
-E tu chi sei?- disse prima che io gli potessi chiedere cos'era successo.
-Miguel- rispose una voce alle mie spalle. Mi alzai in piedi di scatto, non mi ero accorta di quella presenza.
Mi voltai e vidi un bel ragazzo sui vent'anni, vestito con dei pantaloni bianchi larghi, e una camicia altrettanto candida senza colletto. Aveva i capelli neri lunghi fino alle spalle, leggermente ondulati e pettinati all'indietro. Gli occhi scuri erano dolci ed espressivi, e dai lineamenti e il colore olivastro della pelle, dedussi che fosse messicano.
-Da dove salti fuori?- continuò Ronny con tono inquisitore, probabilmente pensando fosse un malintenzionato.
-Dal faro,- rispose gentilmente il ragazzo in modo pacato, con un sorriso che scopriva denti così bianchi, da sembrare parte dell'abbigliamento, -quello oltre la scogliera.
-Dietro la scogliera non c'è nessun...- mi fermai di colpo dopo essermi girata, e aver visto che effettivamente, il faro svettava sulla spiaggia proprio nel punto indicato dallo sconosciuto, –Ma... fino a poco fa non c'era... da dove spunta?- chiesi guardando perplessa Miguel.
-E' sempre stato lì- rispose lui, continuando a sorridere, -In attesa di essere visto- aggiunse, mentre io e Ronny ci scambiavamo occhiate sempre più perplesse.
-Si, certo, come no!- disse Ronny, -Era nascosto dalla nebbia invisibile... ma per favore!- esclamò ridendo.
-”Letto di Mare in Tempesta,
Coperto da Sogni Realizzati,
Sospiri di Dio sfumati di Cometa.
Luce d'Acqua Cristallina,
che scorre lungo le Vie del Cielo,
Pioggia di Note cantate dall'Aria in Tormenta.
Brezza di Sole nutrita d'Arcobaleno,
protetta da Rugiada di Schiuma sfuggita alla Marea,
Riflessi colorati di Navi di Cristallo.
Polvere di Luna scheggiata da Fuoco di Magia,
spinta da Otto Venti, e Duecentoquaranta Mari,
arrivata alla Battigia sulla Cresta dell'Onda”.
Da tutto questo, era nascosto il faro- aggiunse, dopo un piccolo intervallo che segnava la fine di quella specie di filastrocca.
Miguel diceva cose strane, apparentemente senza senso, ma la sua voce era rasserenante, e incuteva un senso di tranquillità e pace interiore così forte, che mentre parlava, io e Ronny non potevamo fare a meno di guardare il faro, incapaci di pronunciare anche una banale parola. Eravamo come ipnotizzati da una formula magica che manipolava le anime, e le incantava col suono della voce cristallina di quel Ragazzo vestito di Bianco.
Restammo in silenzio senza controbattere per qualche minuto interminabile, poi cominciammo a riprenderci.
-Ma che vuol dire...? Non ci ho capito molto...- riuscì a dire Ronny.
-Nemmeno io...- ci voltammo entrambi verso Miguel, ma era sparito! -Dov'è finito?- chiesi io stupita.
-Non ne ho idea...- rispose Ronny portandosi una mano alla testa, prima di tornare in silenzio per qualche minuto, -Ma che dici... andiamo a vederlo, il faro? Magari è tornato lì...
-Si, può darsi... Andiamo!- dissi io ancora un po' confusa.
Ronny sorrise, e ci incamminammo verso il faro, pensando ancora a quel tipo strano che era comparso improvvisamente, e scomparso altrettanto repentinamente senza dire niente, a parte la formula magica, certo.
Intanto eravamo arrivati alla base della struttura. Era altissima, e la porta era aperta. Senza preoccuparci delle scale e dell'eventuale guardiano entrammo, salendo fino in cima. All'interno non sembrava niente di particolare, un'anonima stanza arredata semplicemente. Ma la vista, uscendo all'esterno, metteva i brividi.
Io e Ronny restammo senza fiato, sembrava fossimo entrati in un altra dimensione. In quel momento la luce bianca sulla sommità cominciò a lampeggiare, noi ci guardammo negli occhi, sorridemmo e volgemmo lo sguardo lontano, in quel punto dove il Cielo bacia il Mare con labbra sottili d'Orizzonte.
Ronny mi prese la mano, e proprio in quel momento, un'Onda Gigante si scagliò impetuosa contro la base del faro, facendolo, e facendoci tremare.

 

cap 10 samy
 

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