31/10/09

Halloween Party

Fissava ipnotizzato le forme seminude delle Vampire, che danzavano sensuali sotto le luci psichedeliche. Pierre cominciava a divertirsi, lui che non gradiva troppo i messaggi consumistici appiccicati a feste tradizionali come Halloween.
Ma non poteva mancare a quella, visto che ad organizzarla erano Ronnie e Maggie, che avevano affittato apposta la villa settecentesca nel Quartiere Francese. Ronnie gli aveva spiegato che era una delle case più singolari di New Orleans: qualche decennio prima vi era avvenuto un fatto di sangue senza spiegazioni. La figlia ventenne della coppia che vi abitava era stata uccisa – a morsi, raccontavano le cronache dell'epoca – senza che si fosse mai trovato il colpevole. L'unico indizio, che però non era servito a far luce sul fatto, era una piccola quantità di terra trovato sul pavimento di cucina, accanto al cadavere della ragazza. Questo, e il fatto che la villa sorgeva a pochi passi dal cimitero, la rendevano il luogo perfetto per un party di Halloween.
- Da quando gli Zombi sono attratti dai Vampiri? - disse una voce alle sue spalle.
Pierre si voltò, fissando la ragazza che aveva parlato. Era truccata da morta vivente, come lui. Il volto dipinto con tinte verdognole, gli occhi cerchiati di nero, un lungo abito a fiori strappato in più punti e sporco di una perfetta imitazione di muffa mista a terriccio. Era un costume così perfetto che sembrava appena uscita da La Notte dei Morti Viventi, il film del momento.
- Tu da quale tomba arrivi? - replicò Pierre. Quella festa stava diventando sempre più interessante.
- La 2302, e tu?
- Molto divertente... comunque io sono Pierre Quixote. Come ti chiami?
- Pauline de la Dalene. Ti va di fare un giro... o preferisci rimanere a fissare il culo di quella Vampira a go-go nella gabbia?
- Non mi piacciono gli incroci fra 'razze'... preferisco i miei simili, miss de la Dalene!!! – rispose ridendo Pierre, prendendola sottobraccio.

Camminavano sul marciapiede che delimitava il cimitero, mentre dietro di loro, la musica giungeva sfumata dall'interno della villa, dove la festa era al culmine.
Alimentati dall'atmosfera strana e piena di mistero di Halloween, i loro discorsi toccavano argomenti sempre più audaci, e nonostante si fossero appena conosciuti, Pierre sentiva che quella ragazza cercava un approccio più materiale. La sua vitalità di ventenne lo spingeva ad accettare quelle avanches, pensando quella fosse la sua serata fortunata.
Si fermarono di fronte all'entrata del cimitero. Nonostante il fastidio che l'odore di morte – che non poteva che venire dalle tombe a pochi passi da loro – gl provocava, Pierre abbracciò la ragazza, tirandola a sé con forza, e gli serrò le labbra in bacio appassionato, infilandole la lingua in bocca prima che lei potesse protestare.
- Ma che hai mangiato? - esclamò, tirando fuori la lingua, con un'espressione disgustata.
- A dire la verità – rispose Pauline, afferrandogli le mani – non mangio da tanto tempo...
Con un movimento improvviso, la ragazza chinò la testa e morse la mano di Pierre. Il dolore gli fece ritrarre l'arto, urlando. Lo fissava incapace di credere a quello che gli occhi gli rivelavano: le prime due falangi dell'indice destro non c'erano più, e dal moncone il sangue sprizzava scuro e pulsante.
Le urla di Pierre erano arrivate alla villa, e già qualcuno stava accorrendo per vedere cosa fosse successo. Nessuno aveva fatto in tempo a vedere la figura femminile vestita da morta vivente che era fuggita all'interno del cimitero, non appena Pierre aveva iniziato a urlare.

Disteso nella camera spoglia del Charity Hospital, Pierre stava lasciando la sua deposizione ad un agente di polizia panciuto di mezz'età seduto accanto al letto.
- Giovani! Certo che siete proprio strani... sicuramente era strafatta di acido. Ti ha detto il suo nome? - chiese il poliziotto, sollevando la penna dal taccuino.
Pierre si tastava ancora scosso e incredulo la fasciatura che gli ricopriva tutta la mano destra – Si... ha detto di chiamarsi Pauline... Pauline de la Dalene, mi pare.
L'agente iniziò a scrivere quel nome, ma si bloccò quasi immediatamente, sollevando lo sguardo e fissando Pierre con un'espressione curiosa – Pauline de la Dalene? Sei sicuro ragazzo?
- Si, era proprio quello il nome... perché?
- Perché ti ha preso in giro! Pauline de la Dalene abitava in quella casa. Fu uccisa più di vent'anni fa, e da allora la villa è rimasta disabitata.

Le parole del poliziotto non davano pace alla mente sconvolta di Pierre. C'era qualcosa di strano in quella storia, un particolare che non tornava. Nei giorni successivi chiese a tutti gli amici, a cominciare da Ronnie e Maggie, informazioni circa Pauline, o comunque si chiamasse. Nessuno la conosceva, e fra gli invitati non c'era alcuna ragazza corrispondente alla sua descrizione.
Il moncone gli faceva sempre più male, invece di guarire, e lui si sentiva molto debole, preda di un languore che, a tratti gli impediva qualunque azione, anche le più semplici.
Nella sua mente stava prendendo forma un'ipotesi assurda, anzi, impossibile... ma l'unica che in qualche modo poteva spiegare tutto quello che gli era successo. Doveva verificare.

Era l'una di notte e nessun suono rompeva il silenzio del cimitero, tranne il regolare, attutito rumore di terra che veniva smossa da una pala.
Pierre stava scavando la tomba numero 2302. Che corrispondeva a quella di Pauline de la Dalene. Quindi la ragazza, se davvero lo aveva preso in giro, conosceva bene la storia. Ma se la sua ipotesi assurda era vera, non era stato preso in giro...
Scavava febbrilmente, nonostante il dolore alla mano fosse ormai lacerante, e a stento si reggeva in piedi. Ma doveva sapere...
Con un ultimo sforzo liberò la superficie della bara dal terriccio. Rimase qualche minuto a fissare il coperchio di legno consumato dal tempo e dall'umidità. Voleva sapere ma allo stesso tempo aveva paura della risposta.
Facendosi forza si chinò e con l'aiuto di una sbarra di ferro sollevò quel coperchio, lentamente, ma con decisione. La sua ipotesi era giusta!
Pauline de la Dalene era distesa nella bara. Proprio quella Pauline che aveva conosciuto alla festa: stessa sfumatura verdastra sulla pelle, stesso vestito a fiori strappato e macchiato di muffa e terriccio.
Si coprì il viso incredulo e pieno di orrore, mentre gli occhi cerchiati di nero di Pauline si aprivano, e lei, sputando il dito indice mozzato, scoppiò in una risata che risuonava di un'eco d'oltretomba.

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1 commento:

  1. RIECCOMI..gnam gnam, è una mela la mia, nn 1 falange hihihihi grandeeeeeeeeeeeee..thriller di Michael Jackson:)) ma il racconto mi prende d +;) povero Pierre ke a breve di trasfomerà pure lui in uno zombi..a meno ke, nn trovi al + presto, un antidoto al virus...ehm, uhmmmm x il momento, lo kiamo virus:mmm cavolo come me piase fes ste storia!!! ke fa Pierre?? con la pala sfracassa quello ke rimane del viso di Pauline..o scappa a gambe levate??...oppure, lancia un urlo disumano mentre lei, si alza e gli salta addosso..o forse, è cmq attratto da lei..e paralizzato dalla paura, nn riesce a muoversi nè a spiccicar parola..ke goduriaaaaaaa bei gnariiiiiiii (belli ragazzi) :)) nn vedo l'ora di leggere il proseguo ehehhehhe...a presto:staff:staff

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